lunedì 29 aprile 2013

IL VIAGGIO CONTINUA


Viaggio nel miglioramento.

Quando ho iniziato a comporre i primi articoli di questo blog, mi ero posto la domanda su cosa potesse significare miglioramento per una persona che, come me, ha già compiuto un percorso importante nella sua vita, inteso come durata del percorso, e nacque il primo articolo 


Aveva e ha ancora senso cercare il miglioramento? e se lo cercavo cosa stava a significare? non essere soddisfatto di quello che avevo fatto, di come avevo gestito la vita fino a quel momento?

Sicuramente una parte delle risposte alla domanda che mi ero posto nascondevano anche una parte di insoddisfazione che non è l'insoddisfazione di chi getta la spugna ma è quella forza vitale che ti dà ancora quella spinta per cercare il vero significato dell'esserci su questa terra.

Tanta è la forza che ricevo dal voler trovare una risposta che dia un senso a questo passaggio terreno, da essere costantemente proiettato verso la ricerca di questo scopo, del significato dell'esistenza.

Questo non vuole essere un masochismo spirituale che può allontanare dalla vita di tutti i giorni, ma, nella ricerca di un significato, di uno scopo, si arriva anche a godere meglio della vita, sia quando la vita ti dona tanto, sia quando la vita è più avara.

Per poter arrivare ad un grado di consapevolezza che possa racchiudere in sé delle armi potenti quali possano essere la gratitudine, l'accettazione, la sensazione di vivere ogni momento come se fosse l'unico momento o ancor più come se fosse l'ultimo momento, è necessario lavorare nel profondo di sé stessi, entrare nel buio, andare a rovistare nelle stanze della mente, portare a galla ricordi, emozioni, sensazioni ed essere testimoni e osservatori di tutto questo.

Non ci si arriva così come se fosse un gioco, non va vissuto come una sfida, non è una gara, è semplicemente un viaggio dentro di noi e non sappiamo cosa incontreremo lungo il percorso, non sappiamo se saremo in grado di confrontarci con noi stessi, con le nostre paure, quelle paure che sono lì, e ce le portiamo appresso come un pesante fardello,un'eredità che ci fa male ma dalla quale non riusciamo a distaccarci perché, forse, in quella paura ci sentiamo, per assurdo, sicuri, dal momento che quelle paure fanno parte di noi.

Vorresti spingerti oltre, superare lo steccato, compiere quel gesto, quell'azione che è da tempo che vorresti fare,  ma qualcosa ti blocca, dici a te stesso di non essere in grado di farlo, eppure, non hai mai provato a farlo e poi arriverà un momento in cui lo farai e allora ti renderai conto che c'erano delle forme di auto sabotaggio che ti bloccavano, limiti imposti solo dalla tua mente.

E pian piano riprenderai confidenza con il tuo corpo, non lo sentirai più come un corpo estraneo ma lo sentirai come l'abito che riveste la tua anima, ne avrai cura, lo ascolterai come si ascolta un amico e lui ti dirà tante cose che ti diceva pure prima ma tu non eri in grado di ascoltarlo perché la tua mente, in continuo assillo, non ti dava quella possibilità di percepire, di ascoltare.

Comincerai a sentire di non essere solo perché sei in uno scambio continuo di energie con tutto quello che ti circonda, con tutto quello che incontrerai, con tutto quello che sentirai
e sarà in quel momento che comincerai a sentire l'importanza del viaggio che stai compiendo.

Sarebbe bellissimo se ognuno trovasse il suo viaggio

(Santo)



giovedì 4 aprile 2013

NON HO DETTO GIOIA MA NOIA MALEDETTA NOIA



Martedì  scorso, forse per uno strano gioco del destino, due piazze , spesso antagoniste tra di loro, hanno salutato due esponenti della musica italiana, che seppur per stile di vita e per stile musicale, molto differenti  tra loro, ci hanno regalato pezzi di musica e parole che sono entrate nelle nostre vite, ci hanno accompagnato e continueranno ad accompagnarci, perché sono indimenticabili.

Senza nulla togliere assolutamente al grande Jannacci, per motivi, ovviamente comprensibili, mi sento più vicino a Franco Califano, da tutti conosciuto come “Il Califfo”, se non altro per la romanità del personaggio.
E così sono andato a rovistare nei miei CD, comprati nel passato, e ho ritrovato una raccolta delle migliori canzoni scritte da Califano “Stasera canto io” e nel riascoltarlo mi è venuto in mente quando, tanti anni fa, andai al suo concerto al Teatro Parioli , ci comunicarono che il Sig. Califano aveva avuto un incidente stradale e quindi non poteva tenere lo spettacolo e ci venne rimborsato il biglietto.
A quei  tempi non esisteva Facebook, non c’erano i telefonini e così solo la mattina successiva ascoltai alla radio il vero motivo, e cioè che era stato arrestato per spaccio di cocaina, accusa dalla quale fu poi totalmente scagionato ma a quei tempi altri personaggi dello spettacolo ebbero grane con la giustizia: ricordo Walter Chiari, Lelio Luttazzi, Enzo Tortora, grandi personaggi buttati in pasto alla opinione pubblica senza che ci fossero le prove delle infamanti accuse.
Ovviamente non mancai al primo concerto, che tenne, questa volta al Teatro Olimpico, alla fine di quella odissea e ricordo ancora l’atmosfera di quella serata e il momento in cui andai nel camerino per farmi fare l’autografo.
Ci accolse con un sorriso e con quella sua aria da grande playboy ma non esitò un attimo a donarmi la sua foto e una sua dedica, ricordo che conservo ancora tra le mie carte.
Al di là di tutto quello che è stato detto, giustamente o ingiustamente su Franco Califano, al di là delle “macchiette” sul suo conto, al di là delle idealizzazioni fatte sulla sua vita, sulle sue migliaia di conquiste, sui suoi presunti rapporti con la mala, sulle serate nei night, quello che appartiene al Califfo e che ci ha lasciato, sono le parole, le sensazioni contenute nei suoi testi e sono parole che dietro l’apparenza dell’uomo invidiato, dell’uomo che tutti vorremmo imitare,  nascondono parole come solitudine, malinconia, rimpianto, nostalgia fino a quel ritornello che tutti sappiamo a memoria “tutto il resto è noia, no non ho detto gioia ma noia, noia, maledetta noia”.
Un CD che parte con lo straordinario monologo recitato “Er tifoso” dove traspare tutta l’adrenalina che può provare un vero tifoso prima di una partita importante e poi prosegue con una fullimmersion nel mondo poetico  di Califano ed è tutto un susseguirsi di ricordi, di emozioni che si rivivono, rivengono in mente volti di persone che hanno in qualche modo rivoluzionato la tua vita, ti hanno fatto innamorare, ti hanno tolto il sonno e passi da “Un’estate fa” con l’autostrada della vacanza che segnerà la tua lontananza, ad “Appunti sull’animacon la notte che fa paura, la notte senza una stella accesa, notte di rabbia e dolore, notte d’amore in fretta e furia e poi arriva “Solitudine” e rivivi quella solitudine che è sempre su di te e non ti abbandona mai ed è la stessa solitudine di “L’ultimo amico va via” perché domani se va a sposà e se ggioca la libertà
Gli amici se ne vanno, ecco “La musica è finita” altro straordinario testo.
Minuetto” cantata splendidamente da Mia Martini, una delle più grandi interpreti della musica italiana, che ha sacrificato la sua vita, la sua grandezza alla ipocrisia della gente.
E poi è tutto un susseguirsi di testi, di musiche e non saprei dirvi quale possa essere la più bella,  ognuna  ti regala una forte emozione.

Tra le tante canzoni e i tanti monologhi mi ero dimenticato che ce ne fosse uno che oggi, alla luce della scomparsa del grande Maestro, assume uno spessore particolare ed è il monologo che chiude questa raccolta di ben 30 testi e che si intitola “Moriremo insieme” :

"Quanno io sarò vecchio e leggerò le tue lettere d'amore accanto ar foco, rivedrò con la mente a poco a poco li ggiorni in cui t'amai. Li bbaffi appassiranno sotto er pianto, mentre ricorderò quer tempo lieto e a te ripenserò ner mio segreto...
...se la memoria non sarà annata ar vento, te sembrerà de sentì la voce mia, tra le lame der vento dell'inverno. Me sentirai gridà la notte e er giorno, la nostra vita è stata una pazzia.
Ritorneranno l'attimi sereni, con la mia mente zeppa der mio bene, vecchietta bbella mia, ritorna, vieni, strignete a me che moriremo insieme...

Chissà quale canzone avrà cantato Califano accorgendosi di essere invecchiato, ricordando cosa disse in un’intervista “invecchierò solo 5 minuti prima di morire"?.

Ciao Franco e quando la gioia non sarà gioia ma noia, noia, sicuramente le tue canzoni ci aiuteranno a provare meno noia.

(Santo)