sabato 21 dicembre 2013

LETTERA A BABBO NATALE



Caro Babbo Natale, quando ero un piccolo bambino ti scrivevo la mia letterina e cercavo di essere il più ordinato possibile per essere sicuro che tu comprendessi le mie richieste.

Erano i desideri di un bambino che sognava di avere un plastico con tanti trenini in miniatura, di trovare sotto l'albero un libro di avventure o lo scatola con i mattoncini Lego.

Aspettavo il momento in cui mio padre, fingendo di essere sorpreso, trovava la lettera sotto il piatto ed io la leggevo e tutti mi battevano le mani e rimediavo qualche soldino.

Ne è passato di tempo da quelle lettere di bambino, eppure le lettere le ho continuate a scrivere, anche se poi non le ho messe più sotto un piatto e le ho tenute con me.

Tante cose che ti ho chiesto nel corso di questi anni si sono realizzate e tante sono rimaste scritte lì, su quelle lettere.

Di questo tu non hai grandi colpe perché sono state spesso le mie scelte o ancor meglio le mie non scelte a impedire che quelle richieste diventassero delle realtà.

Tra poco tu tornerai di nuovo nelle case di tanti bambini che ti stanno aspettando e io, che bambino non lo sono più, continuo a scriverti la mia lettera.

E cosa ti potrei scrivere?

Ti scriverei che i primi bambini che dovresti visitare sono i tanti bambini che nel mondo soffrono e spesso ci dimentichiamo di loro, salvo ricordarcene quando una raccolta di soldi si trasforma in un grande spettacolo da circo mediatico.

Ti vorrei chiedere di mandare a casa tutti questi politici che continuano dai loro piedistalli a ignorare il vero dramma che stanno vivendo tante persone in questo nostro paese, in cui ci eravamo illusi di essere dei benestanti e avevamo visto nella ricchezza un obiettivo da raggiungere, spesso mettendo in secondo piano valori e sentimenti ben più importanti.

Caro Babbo Natale porta la serenità nelle famiglie, ferma chi ha perso ogni residua forma di coraggio e si lascia andare, ridai la speranza a chi l'ha persa.

Solo per un giorno fai scomparire tutti quegli aggeggi che nell'inganno della tecnologia ci hanno spersonalizzato e per un giorno dai modo a tutti di tornarsi a guardare negli occhi, a parlarsi, a confrontarsi.

Trasforma tutte le trasmissioni televisive, impedisci a loro di darci ogni giorno cattive notizie e almeno per questo periodo fai si che ci arrivino messaggi di dolcezza e di tenerezza, quei messaggi che stiamo tutti apprezzando in quel piccolo grande uomo che si chiama Francesco ed è entrato nel cuore di ognuno di noi, credente o meno che sia.

Caro Babbo Natale, non c'è più chi trovava la lettera sotto il piatto e non c'è più neanche chi, pur con tutte le difficoltà, ha fatto sempre sì che quel piatto si riempisse e non fosse mai vuoto.

Mi mancano le loro presenze. In questo periodo ancor più sento che non ci sono e allora concludo la mia lettera chiedendoti di darmi sempre quell'entusiasmo che non mi è mai mancato e mi ha sempre dato la voglia di andare avanti, di non arrendermi.

Porta la mia lettera a tutti coloro che mi vogliono bene, a tutti quelli che mi stimano, ai tanti che mi hanno conosciuto e serbano di me un buon ricordo e portagli tutto il mio affetto.

Buon Natale da Santo


domenica 10 novembre 2013

LE NOTIZIE DEL TELEGIORNALE




Un sabato sera a casa.

Alle ore 20.00 accendo la televisione per guardarmi il telegiornale, visto che abitualmente non lo faccio, anche perché siamo così bombardati di notizie da non avvertire più l'esigenza di aspettare, come si faceva in passato, l'ora del telegiornale.

Mi sintonizzo su Canale 5 e le notizie di cui si è parlato sono state:

- la situazione economica in Italia con un quadro che non può che mettere apprensione, un dramma sociale che aumenta di giorno in giorno, spesso celato dietro la dignità di chi non ha il coraggio di ammettere di essere diventato povero;

- il tifone violento che ha colpito le Filippine: immagini di morte, di dolore, di sofferenza;

- il satellite impazzito che dovrebbe abbattersi sulla Terra nella giornata di oggi, con la Protezione Civile che raccomanda di non uscire di casa domenica sera;

- il fenomeno delle baby squillo che non sembrerebbe circoscritto alle due ragazze dei Parioli ma è un fenomeno che sta avendo un forte incremento, con dietro delle organizzazioni criminali che sfruttano i minori

- l'intercettazione della conversazione tra madre e figlia con la madre che rimprovera la figlia non per non aver fatto i compiti ma perché non ha portato a casa i soldi;

- la morte di una giovane ragazza a Roma, precipitata dal balcone di casa, e non si è ancora capito se sia stato un suicidio o un omicidio, ma intanto non si ha alcun rispetto per il passato di questa ragazza, andando a mettere in evidenza delle sue problematiche che non credo dovrebbero essere messe in mostra;

- un ragazzo di 11 anni che manda un SMS alla madre, apre la cassaforte di casa, prende la pistola del padre e si spara;

- un uomo di 37 anni che uccide il proprietario di casa, sembrerebbe per motivi legati al pagamento dell'affitto. Intervistano i vicini dell'omicida e tutti lo dipingono come una bravissima persona, la quale ad un certo punto si trasforma in assassino.

- quattro sciacalli, dipendenti della Società che ha recuperato la Concordia, sono stati arrestati perché si erano introdotti nella nave e per "prendere un souvenir a ricordo";

- a Taranto viene assaltata la Caserma dei Carabinieri per protesta contro l'arresto di cinque persone e da lì un servizio su tutti i precedenti in cui le forze dell'ordine sono state oggetto di assalti.

Per non far mancare nulla a questo quadretto così allegro e foriero di prospettive positive, ecco arrivare il meteorologo il quale preannuncia l'arrivo di perturbazioni, piogge torrenziali, abbassamento di temperature.

Meno male che un pizzico di speranza è arrivato quando la conduttrice si è collegata con gli studi di Italia's Got Talent per presentare la serata finale dello show in cui delle persone di talento si sfidano per la vincita finale, un momento in cui pensare che ci possa essere ancora qualcosa di positivo.

Mi sono chiesto: ma cosa sta succedendo o cosa sia ormai già successo da non poter più tornare indietro, cosa ci sta riservando il futuro, siamo ancora in tempo per fermarci tutti a riflettere e ritrovare il centro di noi stessi oppure siamo ormai su una nave impazzita, in balia delle onde?

A volte anche io mi sento come se mi fossi smarrito, guardo indietro e rimpiango tante cose che rendevano la vita più bella, seppur in mezzo ad enormi difficoltà, probabilmente più forti di quelle di oggi, oppure se guardo avanti provo apprensione, incertezza, non riesco a capire fino in fondo quale sarà il proseguimento, dove andrò, dove potrò arrivare, cosa mi riserverà la vita.

Poi mi fermo e penso al momento, all'attimo che sto vivendo e mi chiedo se in questo momento ci sia qualcosa che mi sta creando problemi e mi accorgo che non c'è un problema nel momento, ci sono solo pensieri che mi allontanano dal momento che sto vivendo e allora mi immergo totalmente nel momento cercando così di allontanare la mente da tutti quei pensieri che diventano degli ostacoli nel cammino di tutti i giorni.


(Santo)


giovedì 26 settembre 2013

LETTERA AD UN PADRE DOPO TRENT'ANNI






Ieri sera concludevo la riflessione contenuta nell'articolo "La Vita è adesso", anticipando una lettera che è nata nel mio cuore, nei miei pensieri, nei miei ricordi, in questi ultimi giorni, a ridosso di una scadenza che è iniziata a maturare trent'anni indietro nel tempo.

Questi lunghi anni sono stati degli anni in cui quello che era un giovane che si stava affacciando al vero gioco della vita, è oggi un uomo maturo e dentro questi lunghi anni ci sono un bagaglio di ricordi, di esperienze, di visi, di persone incontrate nel mondo.

Ed allora ho provato ad immaginare cosa avrei potuto scrivere in una lettera da recapitare ad un Padre che se ne è andato troppo presto, e non ha potuto condividere quelle esperienze che io ho potuto fare in questi lunghi anni.

E così da questa riflessione è nata

mercoledì 25 settembre 2013

LA VITA E' ADESSO





Questa è una di quelle sere in cui il sentimento della nostalgia prevale su ogni altra cosa.

Domani rappresenta per me una di quelle date che entrano prepotentemente nella vita di ognuno di noi.

Sono quelle tappe che non le dimenticherai mai, sia nel bene che nel male, sono quei giorni che in mezzo a migliaia di giorni, a volte sempre così uguali tra loro, resteranno sempre nella mente e nulla riuscirà a cancellarli.

Il giorno di domani mi rimanda indietro a trent'anni fa, quando ero molto più giovane, a quando stavo muovendo i primi passi nella vita post scolastica, gli anni in cui avevo iniziato a percorrere quel ponte,
che come ci aveva detto il nostro professore di diritto, è un ponte che quando lo guardi da giovane sembra immenso, lunghissimo e man mano che questo ponte lo percorri e ti guardi dietro, ti rendi conto che forse non era così lungo, come sembrava all'inizio.

Trent'anni fa accadde, nella mia vita, un episodio di quelli traumatici, un episodio che è accaduto troppo presto e mi ha privato della gioia di crescere, con la figura di un Padre vicino, un Padre a cui donare le soddisfazioni che ogni figlio vuole dare a suo Padre

Allora, se guardavo avanti a me, il pensare ai trent'anni che dovevano passare perché arrivasse la scadenza a cui oggi siamo arrivati e che ci impone il rispetto di determinate procedure burocratiche, mi sembrava un'immensità.

Quell'immensità di ieri, oggi è vita vissuta, è una somma di esperienze che mi hanno condotto ad essere quello che sono, ad occupare lo spazio che occupo, a pensare se avrò ancora tanta immensità da riempire e come si potrà riempire questa immensità che mi rimane da riempire?

Sarebbe stato bello avere accanto a me quella persona che non ho potuto avere e parlare non più da figlio che parla con il padre, che sembrava così grande, per me, a quei tempi, ma parlare da uomo a uomo, perché oggi non sono più il giovane che stava iniziando il suo percorso di vita, ma sono un uomo cresciuto.


Sicuramente come era nel suo modo di essere, se ne sarebbe stato in silenzio ed io lo avrei travolto di parole, di racconti, gli avrei descritto i viaggi che ho fatto in questo lungo tempo.


Mentre sto riflettendo, arriva dalla radio una stupenda canzone di Baglioni e come tutte quelle cose che arrivano al momento giusto questa canzone è "La vita è adesso".

Esco dalla nostalgia, esco dai ricordi, esco dai rimpianti, completo quella lettera che ho tenuto nel cassetto, per finirla di scrivere, domani, a voler dare un senso a questi lunghi trent'anni.

(SANTO)

giovedì 12 settembre 2013

PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Scuola Fausto Cecconi - Renzo Pezzani di Roma
Guardando i capannelli di studenti davanti alle scuole, mi è venuto da pensare a come  avessi vissuto io il mio primo giorno di scuola.

Avrò pianto come continuano a fare molti bambini, oppure ho lasciato la mano di mia madre e sono andato tranquillo nella classe?

Sono passati tantissimi anni da quel giorno e la mia memoria non riesce a tirar fuori il ricordo di quel momento, forse a riprova che non fu così traumatico.

Non ho più chi mi potrebbe dare una risposta e non ricordo se avessi mai chiesto a mia madre questo particolare.

E' però vivo nella mia mente il ricordo della maestra d'asilo, la Cocco, e del maestro elementare, il Maestro Gardi.


Sono figure che hanno rappresentato dei punti di riferimento nella mia vita perché mi hanno guidato nella mia crescita.

A quei tempi esisteva il maestro unico e ti seguiva per tutti i cinque anni delle elementari.

Erano gli anni in cui, soprattutto erano le mamme ad accompagnare i figli e forse in questo non è che sia cambiato molto, ma di diverso c'è che allora ci accompagnavano a piedi e solo pochissimi fortunati arrivavano in automobile.

Quelli erano gli anni del boom demografico e non c'era l'immigrazione di oggi, pertanto le scuole erano degli edifici imponenti, che avevano classi composte da 25/30 bambini e non c'era la mescolanza tra maschietti e femminucce, si stava in classi differenti.

La mia scuola era la Fausto Cecconi, un solenne edificio in stile littorio, oggi usato anche in alcune fiction televisive, una per tutte "I Cesaroni".

Di quegli anni ricordo alcuni nomi dei miei compagni di classe, ricordo la foto di gruppo, gli insegnamenti del maestro, le storie che ci raccontava per trasmetterci i valori della famiglia, del lavoro e tutte quelle componenti sane per la crescita di un bambino.

Non mancavano le bacchettate sulla mano e quando è capitato a me, prontamente, interveniva mia madre a riprendere il maestro e a consigliarli di non usare le maniere forti, altrimenti si sarebbe rivolta al "Dirigente Scolastico"

Ricordo il momento della pagella e la soddisfazione di portarla a casa con i bei voti ed avere il piacere della ricompensa, a volte un semplice regalo ma per quei tempi quel semplice regalo era un dono immenso.

Poi la vita ti inghiotte e ti mette davanti a tante prove e sembra che ogni giorno diventi il primo giorno di scuola.

Auguri a tutti quelli che stanno vivendo il loro primo giorno di scuola

(Santo)


domenica 25 agosto 2013

IL SILENZIO DELLA CITTA'



Da domani le strade del mio quartiere torneranno ad esse quelle a cui siamo abituati.
Di nuovo tutti i negozi riapriranno, le macchine torneranno a riempire le strade, la gente ripopolerà le vie e le piazze.

Mi è sembrato di vivere in queste ultime due settimane in una dimensione surreale, è come se fossi rimasto uno dei pochi sopravvissuti ad un'epidemia che aveva improvvisamente colpito i luoghi che abitualmente frequento ogni giorno.

Sembrava che nessuno dovesse lasciare questa città ed invece nel giro di pochi giorni tutto si era fermato, tutto aveva preso ritmi completamente diversi.

Una domenica mi sono svegliato con l'idea di andare a fare colazione al bar e ho dovuto cercare a lungo prima che mi apparisse un'oasi nel deserto. Avevo quasi imbarazzo a varcare la porta e il sorriso del gestore mi ha rincuorato.

Sarà che si rimane in pochi, ma si ha quasi la sensazione che si respiri, tra le poche persone rimaste, un senso di solidarietà reciproca, una sorta di ringraziamento per il fatto di esserci entrambi, tu che stai offrendo un servizio ed io che ne usufruisco.

Dopo il bar la ricerca di un'edicola e anche qui impresa titanica. Nonostante la presenza di tanti giornalai, trovarne uno era veramente difficile e ci sono arrivato, quasi come giocando alla caccia al tesoro, facendomi aiutare da chi aveva un quotidiano tra le mani e poteva, pertanto, fornirmi notizie utili per la mia ricerca.

Il silenzio è stato il filo conduttore di queste giornate. Un silenzio che mi ha avvolto dalla mattina alla sera. Niente più voci dalle case vicine, niente più abbaiare di cani, niente più rumore di macchine in corsa. Tutto fermo.

Ogni tanto mi riportavano alla realtà le voci provenienti dalla televisione di una casa con le finestre aperte, il camion della nettezza urbana, qualche motociclista che si sentiva più gasato con la sua moto.

Girare per il mio quartiere è stato come passeggiare per le vie di una città che sembrava non essere più la mia città.

I visi che incontravo non erano visi di italiani ma visi di persone provenienti da ogni luogo del mondo che hanno trovato spazio nelle nostre case, in cerca di una fortuna più o meno realistica.

I dialoghi che ascoltavo erano in una lingua diversa, i negozi che rimanevano aperti erano solo negozi che a volte ti chiedi cosa ci stiano a fare e cosa venderanno mai.

Eppure in questo silenzio e in questo sradicamento dalle normali scene di vita quotidiana ho provato il piacere della calma, della tranquillità.

Non ho sentito disagio ma anzi lo sforzo di cercare il bar. l'edicola, il negozio aperto, mi hanno fatto scoprire posti e persone nuove, portandomi fuori dai normali percorsi di ogni giorno.

Il totale silenzio mi ha permesso di poter ancor di più raggiungere quello stato di rilassatezza, di tranquillità interiore, che è il miglior terreno per poter pensare meglio a se stessi, per poter ricordare, per poter generare un'idea nuova, perdendo la cognizione del tempo, non avendo la necessità di correre.

Le giornate di vacanza stanno terminando e da domani tutti, più o meno, torneremo alle nostre normali abitudini...

sabato 27 luglio 2013

AMICI INSEPARABILI



Era da giorni che sentivo il desiderio di tornare a scrivere su questo blog, dedicato agli aspetti più personali ed intimi della mia vita.

Lo spunto per farlo mi è arrivato oggi dalla lettura di un articolo di Marco Lodoli, nella cronaca di Roma del quotidiano la Repubblica : "Il collasso della cultura e la ricerca del superfluo".

In questo articolo si fa riferimento alle imminenti chiusure di librerie storiche della città come la Feltrinelli di via del Babuino e di Tombolini in via IV Novembre, oltre a quelle già chiuse o a rischio, comprese quelle del circuito Arion.


Si è cercato di capire il perché di questo fenomeno, se da imputare alla crisi economica, al caro affitti, alla concorrenza degli e-book. Sicuramente questi sono stati dei fattori che hanno influito, ma la verità sta tutte nelle parole dello stesso articolo: "la verità è che le nostre librerie soccombono sotto i colpi dell'indifferenza, sotto le mazzate tremende di una sottocultura che anno dopo anno ha incenerito i neuroni e le curiosità più profonde...Ogni libreria che chiude è la triste conferma di un collasso culturale, addirittura spirituale...Nel frattempo aprono i centri estetici,le botteghe dei tatuaggi,e quelle dove si rifanno le unghie,le sale dove si scommette anche la pensione.Diventiamo più magri, più abbronzati, più cool, più stupidi.Presto ci mancheranno anche le parole per raccontare chi siamo e cosa vogliamo. Forse, arrivati contro il muro in fondo al vicolo cieco, qualcuno inciderà con un chiodo una poesia d'amore, e qualcun'altro la leggerà  e tornerà indietro"

Ho letto l'articolo e ho alzato gli occhi verso la mia libreria, mi sono avvicinato e ho riguardato uno per uno tutti i testi che sono lì, chi da tanto chi da poco, a formare un gruppo di amici che mi accompagna e non mi ha mai abbandonato.

Ci sono quegli amici che mostrano la loro età, pagine che hanno perso la loro originale brillantezza, eppure le copertine sono ancora come se si fosse fermato il tempo al periodo delle prime letture e mi riportano indietro agli anni in cui io chiedevo per regalo di avere un libro, oppure mi facevo accompagnare da mia madre in libreria e avevo piacere di pagarlo con i primi risparmi , le monetine che mi avevano regalato: quelle pagine di viaggi fantastici erano il preludio a quello che poi sarebbe stato la mia ragione di vita ed infatti gran parte della mia esistenza si è svolta e continua a svolgersi nel mondo dei viaggi.

Guardo tutti i libri ed essi rappresentano un viaggio, una testimonianza dei diversi periodi di una vita. Le letture dei classici che si facevano ai tempi scolastici, in contemporanea con i primi approcci al mondo del teatro, quando con un carissimo amico di scuola andavamo a vedere le rappresentazioni nei principali teatri: Goldoni, Pirandello, Molière, Ibsen, Shakespeare e tanti altri.

I libri che riportano a mente periodi bui della storia italiana: saggi sul terrorismo, sulle stragi incompiute, sui misteri italiani, scritti dalle grandi firme dell'epoca che oggi rimpiangiamo: Bocca, Biagi, Zavoli, Montanelli, tanto per citarne alcuni.

E poi tutti i romanzi che mi hanno fatto vivere delle storie di romanticismo, di amore, di passione, letture che spesso hanno accompagnato il mio girovagare nel mondo e il solo rivederli mi fanno ricordare i luoghi dove li ho avuti con me; viaggiando in treno, durante un lungo viaggio aereo, in una sala d'aspetto, nella noia di un tram che mi portava al lavoro.

Non manca il filone dei romanzi erotici che non erano i romanzi da cassetta di cui spesso sono piene le attuali librerie ma erano testi di alta letteratura o scritti da autori come Henry Miller, Anais Nin, o della letteratura orientale.

Tanti i libri dedicati alla crescita personale, alla spiritualità, al positivismo, nel momento in cui ero alla ricerca di capire cosa potessi fare per migliorarmi, per marciare verso il successo personale.

Quanti di questi libri sono stati comprati in quelle librerie che oggi rischiano di chiudere e di privarci del piacere di stare ore dentro questi luoghi, di passeggiare, di sentire quasi l'odore del libro, di immaginare la storia leggendo il titolo o guardando la copertina, ed in questo devo dire che ho avuto abbastanza fiuto nelle mie scelte.


Si dice che tutto è il segno dei tempi ma se veramente i tempi sono questi che stiamo vivendo, provo nostalgia per il passato.

Ho viaggiato tantissimo con i mezzi pubblici e, nel passato, si vedevano molte persone con un libro, nascevano anche delle amicizie confrontandosi sulla lettura di questi libri, era facile che mentre si leggeva, la persona, seduta vicino, ti dicesse "lo sto leggendo anche io" o ti chiedesse delle informazioni.

Oggi mi sembro quasi una rarità e poi è, ormai, difficilissimo riuscire a concentrare l'attenzione sulla lettura, quando tutto intorno è un trillare di telefonini, con una varietà pazzesca di suonerie e di conversazioni ad alta voce.

Probabilmente la lettura è finita e siamo nell'era che è più facile ascoltare gli altri, e dall'ascolto immaginare il romanzo di quella persona che sta parlando al telefono.

sabato 8 giugno 2013

IL MISTERO DELLA MEDITAZIONE



Ad ottobre quando mi sono iscritto al corso di Yoga Kundalini mi sembrava che avessi dato inizio a un percorso di cui non sapevo quale potesse essere l'esito e che riflessi avrebbe potuto avere su di me la frequentazione settimanale e l'incontro con questa inconsueta esperienza.

Ne avevo avuto un piccolo assaggio nel corso di una mia vacanza in un luogo straordinario, esperienza descritta in un precedente articolo, http://santo-miglioratestesso.blogspot.it/2012/04/meditazione.html, ne avevo sentito parlare da un mio carissimo amico e mi ero informato leggendo una serie di testi sullo yoga e su come meditare.

Come in tutte le cose la teoria può essere bella e interessante ma soltanto vivendo l'esperienza si può entrare veramente nel mistero della meditazione.

Nel dire mistero non voglio assolutamente far pensare che il meditare sia una forma di misticismo pericoloso o di subdola manipolazione della mente. Questo rischio ci potrebbe anche essere se non ci si affida a scuole serie, ad insegnanti qualificati.

La meditazione è un viaggio dentro se stessi, è come aprirsi un varco nella nebbia della mente. 
All'inizio tutto sembra difficile perché ci si rende conto, nel momento in cui ci si ferma, in cui si rallenta il respiro, di essere preda di mille pensieri che si rincorrono l'uno con l'altro, immagini che si sovrappongono, i ricordi del passato  s'intrecciano con le ipotesi sul futuro.

Man mano che si procede nel viaggio, accompagnati e guidati dalla esperienza di chi è lì, non per insegnarti il suo verbo, non per doverti imporre una disciplina, ma soltanto con lo scopo di coadiuvarti nel far pace con il turbinio dei pensieri, ti cominci a rendere conto che qualcosa sta accadendo.

Prendi confidenza con il tuo respiro, quel respiro senza del quale non avresti la vita eppure è come se fino allora non te ne fossi mai accorto, pensavi di respirare bene ma non era così e magari ti accorgevi del respiro solo quando la paura te lo faceva trattenere, solo quando un momento di ansia ti faceva ansimare ed invece adesso lo avverti in una maniera più consapevole, perché stai acquisendo una forma più nobile di consapevolezza, una presenza che comincia ad avvolgere ogni gesto, ogni pensiero, ogni azione, ogni passo che fai.


Hai iniziato e cinque minuti ti sembravano lunghissimi e adesso sei lì immobile,fermo nella tua posizione preferita e ci rimani venti, trenta, quaranta minuti e non ti pesano, anzi ti fanno sentire più fresco, più leggiadro, una sottile energia scorre nel corpo e il corpo si libera delle sue paure, dei suoi limiti e allora ti ritrovi anche ad assumere delle posizioni che mai avresti pensato di riuscire a fare e non le fai soffrendo, ma provi il piacere di sentire che si è creata un'armonia tra la mente e il corpo, e queste due entità che a volte sono in conflitto tra loro sono diventate un tutt'uno.

La meditazione la puoi fare da solo, nel tuo angolo di casa preferito, in un giardino, in riva al mare, guardando la luna, aspettando l'alba o il tramonto ed è la tua esperienza. 

La stessa esperienza la puoi condividere insieme a quelle persone che sono lì con te, nello stesso luogo e quando terminano i minuti dedicati a questo raccoglimento e ci si confidano le esperienze vissute ti rendi conto, nei racconti che ognuno fa del momento appena vissuto, che cosa possa avvenire dentro ognuno di noi, e di come ogni esperienza sia diversa, sia unica proprio perché ognuno di noi ha dentro di sé un bagaglio personale ed esclusivo di esperienze, di ricordi, di precetti, di disagi, di gioie, di paure, tutto un mix di sensazioni ed emozioni che nel momento in cui stai meditando riaffiorano in superficie.

Quando sei al cospetto di tutto ciò non dovrai giudicare, sentirti in colpa, analizzare, sarai soltanto un testimone, un osservatore attento.


domenica 12 maggio 2013

ACCAREZZAMI, MADRE



Nella giornata dedicata alla Mamma mi sono ricordato che tra i miei libri ne ho uno scritto da Diego Della Palma dal titolo “Accarezzami Madre”, un libro che in quarta di copertina riporta questa descrizione: “le parole che ogni figlio vorrebbe dire a sua madre. Le parole che ogni madre vorrebbe ascoltare da suo figlio

Leggendo quel libro, e ancora oggi, mi capita di chiedermelo: quali sono le parole che io avrei voluto dire a mia madre e non le ho dette e soprattutto chissà quali erano le parole che mia madre avrebbe voluto ascoltare da me.
E che senso avrebbe oggi colmare questa lacuna se non c’è più modo di poter riempire questa eventuale mancanza,  e non ci si può accontentare solo di un pensiero.
Una madre va abbracciata, va ringraziata senza mai pensare che sia un atto infantile, senza preoccuparsi se qualcuno ti possa definire un eterno mammone, senza la presunzione di pensare che tanto se non lo fai oggi lo farai domani e se poi quel domani non ci sarà?
Non si può neanche vivere di rimorsi tanto con il rimpianto non si cambia l’ordine delle cose e anzi si rischia di farsi del male.
La vita mi ha dato mille opportunità, tante occasioni per dire Grazie, non le avrò sfruttate tutte però so di aver fatto tutto il possibile per stare vicino a una persona nel momento più drammatico della sua vita, il periodo in cui, giorno dopo giorno,  la sua esistenza terrena aveva preso quella strada che porta, inevitabilmente, al capolinea.
Io ero lì e ho vissuto insieme a lei e con lei la sua sofferenza che pian piano è diventata anche la mia sofferenza  e lei, come tutte le grandi donne del passato, è riuscita anche in un momento così difficile a resistere, a lottare, a fare uno sforzo in più, persino a lasciarmi con un sorriso.
Io dovevo essere l’uomo forte e invece ero lì con le mie debolezze, con la mia impreparazione,  mi stavano crollando le certezze su cui avevo costruito la mia casa, il mio rifugio, l’isola dove trovare sempre un facile approdo.
All’interno di questo libro una profonda e bellissima citazione di Silvana Stremiz: 
"avrei voluto regalarti una vita da sogno. Ti ho donato solamente un sogno chiamato vita. Sta a te farlo diventare un magico sogno"
Grazie Mamma per avermi regalato questo sogno e quando ti ho lasciato non te l’ho detto ma è stato il primo pensiero che ho avuto:
 "non ti preoccupare più per me ora sono io che farò diventare magico questo sogno"

lunedì 29 aprile 2013

IL VIAGGIO CONTINUA


Viaggio nel miglioramento.

Quando ho iniziato a comporre i primi articoli di questo blog, mi ero posto la domanda su cosa potesse significare miglioramento per una persona che, come me, ha già compiuto un percorso importante nella sua vita, inteso come durata del percorso, e nacque il primo articolo 


Aveva e ha ancora senso cercare il miglioramento? e se lo cercavo cosa stava a significare? non essere soddisfatto di quello che avevo fatto, di come avevo gestito la vita fino a quel momento?

Sicuramente una parte delle risposte alla domanda che mi ero posto nascondevano anche una parte di insoddisfazione che non è l'insoddisfazione di chi getta la spugna ma è quella forza vitale che ti dà ancora quella spinta per cercare il vero significato dell'esserci su questa terra.

Tanta è la forza che ricevo dal voler trovare una risposta che dia un senso a questo passaggio terreno, da essere costantemente proiettato verso la ricerca di questo scopo, del significato dell'esistenza.

Questo non vuole essere un masochismo spirituale che può allontanare dalla vita di tutti i giorni, ma, nella ricerca di un significato, di uno scopo, si arriva anche a godere meglio della vita, sia quando la vita ti dona tanto, sia quando la vita è più avara.

Per poter arrivare ad un grado di consapevolezza che possa racchiudere in sé delle armi potenti quali possano essere la gratitudine, l'accettazione, la sensazione di vivere ogni momento come se fosse l'unico momento o ancor più come se fosse l'ultimo momento, è necessario lavorare nel profondo di sé stessi, entrare nel buio, andare a rovistare nelle stanze della mente, portare a galla ricordi, emozioni, sensazioni ed essere testimoni e osservatori di tutto questo.

Non ci si arriva così come se fosse un gioco, non va vissuto come una sfida, non è una gara, è semplicemente un viaggio dentro di noi e non sappiamo cosa incontreremo lungo il percorso, non sappiamo se saremo in grado di confrontarci con noi stessi, con le nostre paure, quelle paure che sono lì, e ce le portiamo appresso come un pesante fardello,un'eredità che ci fa male ma dalla quale non riusciamo a distaccarci perché, forse, in quella paura ci sentiamo, per assurdo, sicuri, dal momento che quelle paure fanno parte di noi.

Vorresti spingerti oltre, superare lo steccato, compiere quel gesto, quell'azione che è da tempo che vorresti fare,  ma qualcosa ti blocca, dici a te stesso di non essere in grado di farlo, eppure, non hai mai provato a farlo e poi arriverà un momento in cui lo farai e allora ti renderai conto che c'erano delle forme di auto sabotaggio che ti bloccavano, limiti imposti solo dalla tua mente.

E pian piano riprenderai confidenza con il tuo corpo, non lo sentirai più come un corpo estraneo ma lo sentirai come l'abito che riveste la tua anima, ne avrai cura, lo ascolterai come si ascolta un amico e lui ti dirà tante cose che ti diceva pure prima ma tu non eri in grado di ascoltarlo perché la tua mente, in continuo assillo, non ti dava quella possibilità di percepire, di ascoltare.

Comincerai a sentire di non essere solo perché sei in uno scambio continuo di energie con tutto quello che ti circonda, con tutto quello che incontrerai, con tutto quello che sentirai
e sarà in quel momento che comincerai a sentire l'importanza del viaggio che stai compiendo.

Sarebbe bellissimo se ognuno trovasse il suo viaggio

(Santo)



giovedì 4 aprile 2013

NON HO DETTO GIOIA MA NOIA MALEDETTA NOIA



Martedì  scorso, forse per uno strano gioco del destino, due piazze , spesso antagoniste tra di loro, hanno salutato due esponenti della musica italiana, che seppur per stile di vita e per stile musicale, molto differenti  tra loro, ci hanno regalato pezzi di musica e parole che sono entrate nelle nostre vite, ci hanno accompagnato e continueranno ad accompagnarci, perché sono indimenticabili.

Senza nulla togliere assolutamente al grande Jannacci, per motivi, ovviamente comprensibili, mi sento più vicino a Franco Califano, da tutti conosciuto come “Il Califfo”, se non altro per la romanità del personaggio.
E così sono andato a rovistare nei miei CD, comprati nel passato, e ho ritrovato una raccolta delle migliori canzoni scritte da Califano “Stasera canto io” e nel riascoltarlo mi è venuto in mente quando, tanti anni fa, andai al suo concerto al Teatro Parioli , ci comunicarono che il Sig. Califano aveva avuto un incidente stradale e quindi non poteva tenere lo spettacolo e ci venne rimborsato il biglietto.
A quei  tempi non esisteva Facebook, non c’erano i telefonini e così solo la mattina successiva ascoltai alla radio il vero motivo, e cioè che era stato arrestato per spaccio di cocaina, accusa dalla quale fu poi totalmente scagionato ma a quei tempi altri personaggi dello spettacolo ebbero grane con la giustizia: ricordo Walter Chiari, Lelio Luttazzi, Enzo Tortora, grandi personaggi buttati in pasto alla opinione pubblica senza che ci fossero le prove delle infamanti accuse.
Ovviamente non mancai al primo concerto, che tenne, questa volta al Teatro Olimpico, alla fine di quella odissea e ricordo ancora l’atmosfera di quella serata e il momento in cui andai nel camerino per farmi fare l’autografo.
Ci accolse con un sorriso e con quella sua aria da grande playboy ma non esitò un attimo a donarmi la sua foto e una sua dedica, ricordo che conservo ancora tra le mie carte.
Al di là di tutto quello che è stato detto, giustamente o ingiustamente su Franco Califano, al di là delle “macchiette” sul suo conto, al di là delle idealizzazioni fatte sulla sua vita, sulle sue migliaia di conquiste, sui suoi presunti rapporti con la mala, sulle serate nei night, quello che appartiene al Califfo e che ci ha lasciato, sono le parole, le sensazioni contenute nei suoi testi e sono parole che dietro l’apparenza dell’uomo invidiato, dell’uomo che tutti vorremmo imitare,  nascondono parole come solitudine, malinconia, rimpianto, nostalgia fino a quel ritornello che tutti sappiamo a memoria “tutto il resto è noia, no non ho detto gioia ma noia, noia, maledetta noia”.
Un CD che parte con lo straordinario monologo recitato “Er tifoso” dove traspare tutta l’adrenalina che può provare un vero tifoso prima di una partita importante e poi prosegue con una fullimmersion nel mondo poetico  di Califano ed è tutto un susseguirsi di ricordi, di emozioni che si rivivono, rivengono in mente volti di persone che hanno in qualche modo rivoluzionato la tua vita, ti hanno fatto innamorare, ti hanno tolto il sonno e passi da “Un’estate fa” con l’autostrada della vacanza che segnerà la tua lontananza, ad “Appunti sull’animacon la notte che fa paura, la notte senza una stella accesa, notte di rabbia e dolore, notte d’amore in fretta e furia e poi arriva “Solitudine” e rivivi quella solitudine che è sempre su di te e non ti abbandona mai ed è la stessa solitudine di “L’ultimo amico va via” perché domani se va a sposà e se ggioca la libertà
Gli amici se ne vanno, ecco “La musica è finita” altro straordinario testo.
Minuetto” cantata splendidamente da Mia Martini, una delle più grandi interpreti della musica italiana, che ha sacrificato la sua vita, la sua grandezza alla ipocrisia della gente.
E poi è tutto un susseguirsi di testi, di musiche e non saprei dirvi quale possa essere la più bella,  ognuna  ti regala una forte emozione.

Tra le tante canzoni e i tanti monologhi mi ero dimenticato che ce ne fosse uno che oggi, alla luce della scomparsa del grande Maestro, assume uno spessore particolare ed è il monologo che chiude questa raccolta di ben 30 testi e che si intitola “Moriremo insieme” :

"Quanno io sarò vecchio e leggerò le tue lettere d'amore accanto ar foco, rivedrò con la mente a poco a poco li ggiorni in cui t'amai. Li bbaffi appassiranno sotto er pianto, mentre ricorderò quer tempo lieto e a te ripenserò ner mio segreto...
...se la memoria non sarà annata ar vento, te sembrerà de sentì la voce mia, tra le lame der vento dell'inverno. Me sentirai gridà la notte e er giorno, la nostra vita è stata una pazzia.
Ritorneranno l'attimi sereni, con la mia mente zeppa der mio bene, vecchietta bbella mia, ritorna, vieni, strignete a me che moriremo insieme...

Chissà quale canzone avrà cantato Califano accorgendosi di essere invecchiato, ricordando cosa disse in un’intervista “invecchierò solo 5 minuti prima di morire"?.

Ciao Franco e quando la gioia non sarà gioia ma noia, noia, sicuramente le tue canzoni ci aiuteranno a provare meno noia.

(Santo)

giovedì 28 marzo 2013

KUNDALINI YOGA



E' mattina, mi sono svegliato da poco., mi sto preparando per andare incontro ad una nuova giornata .
Abitualmente scrivo di sera, eppure questa mattina ho sentito il desiderio di aprire il computer e mettere le mie dita su questa tastiera, quasi a voler proseguire e a lasciare dentro di me la sensazione di calma interiore, di benessere che mi porto dentro, specialmente il giovedì mattino.
E perché proprio il giovedì?
Dal mese di novembre sto frequentando un incontro settimanale che si tiene il mercoledì sera presso il Centro Erba Sacra di Roma, praticando la disciplina dello Yoga Kundalini con l'insegnante Patrizia Deva Marapodi.

Disciplina, insegnante, parole che farebbero pensare ai tempi di scuola quando non si andava in aula sempre così entusiasti e si aveva spesso un rifiuto di tutto ciò che sapeva di imposto.
Qui non vi è nulla di tutto questo ed anzi quando si avvicina il momento di andare, aumenta il desiderio di essere lì, superando le resistenze del dirsi "stasera fa freddo, piove ma chi me lo fa fare?", oppure di saltare l'incontro perché magari in televisione danno la partita di calcio della squadra del cuore.

Mi sono avvicinato allo Yoga e alla Meditazione, quasi occasionalmente ma nulla vi è di occasionale nella vita ed ogni cosa, anche la più insignificante non avviene per caso, anche se nel momento in cui avviene sembrerebbe un caso ed il più delle volte è, invece, un'opportunità di crescita e di miglioramento. 
Di questo primo approccio ne parlai già in un mio precedente articolo: MEDITAZIONE


Da quell'aprile 2010 ha cominciato a crescere in me il desiderio di confrontarmi con un approccio più diretto alla spiritualità orientale ed in questo sono stato stimolato dall'esperienza di un mio carissimo amico che già pratica da tempo e che è riuscito, attraverso lo yoga e la meditazione, a superare un periodo estremamente difficile e complicato della sua vita.
Fino allora avevo partecipato a seminari di crescita personale con un approccio completamente differente, basato su altre leve, nello stile Firewalking,  avevo letto tanti libri di crescita, di PNL, di miglioramento personale, ma pur avendo ricevuto una forte spinta, sentivo che il percorso non era completo in quanto stavo focalizzando l'attenzione su situazioni esterne a me stesso: obiettivi, risultati, scalette di programmi, tempistiche, tutta una serie di strategie che però mi stavano dando anche un senso di frustrazione nel notare che, nonostante mi dessi da fare, nonostante leggessi tutte quelle belle parole, ci sono delle situazioni sulle quali noi non abbiamo possibilità di intervenire, e nel proiettare la nostra attenzione sull'esterno, rischiamo di perdere il contatto con il bene più prezioso che abbiamo, ossia noi stessi, la nostra anima, il nostro scopo.


E così, dopo una serie di prove fatte in alcuni centri, ho preso la decisione di iscrivermi a novembre 2012 presso il Centro dove sto praticando attualmente.

All'inizio non sapevo neanche che esistessero diverse forme di Yoga, avevo solo una sommaria informazione e mi incuriosiva molto il termine Kundalini, tecnica introdotta dall'India in Occidente da Yogi Bhajan, maestro spirituale originario di un villaggio dell'attuale Pakistan, nato nel 1929 e deceduto nel 2004.

La nostra insegnante ha vissuto per anni in quella terra che, personalmente, non ho avuto mai modo di visitare ma ritengo sia una esperienza che lasci il segno nella vita, e ha seguito gli insegnamenti di Yogi Bhajan, ed oggi li trasmette a chi segue le sue lezioni, o ancor meglio i suoi incontri, perché di incontro si tratta.
E' difficilissimo e non voglio avere alcuna pretesa di dare io degli insegnamenti su questa materia e poi non è una di quelle esperienze che si possono tradurre in parole o riportando una fredda analisi, un resoconto.
E' un'esperienza che ognuno di noi, se lo desidera, la deve vivere in prima persona perché ognuno di noi, entrando dentro di sé, può scoprire mondi conosciuti ma anche stanze segrete, trovare tante belle cose ma anche ricordi spiacevoli, incontrare volti dimenticati, rivivere sensazioni di quando si era bambini se non addirittura di quando si era nel grembo materno.


E' un confrontarsi con i nostri limiti, con le nostre paure, con i nostri desideri, si assumono posizioni dicendo a sé stessi "non ci riuscirò mai" e poi , quasi per miracolo, ti trovi a piegarti in un modo che mai avresti pensato di fare. 

Prendi coscienza del corpo esteriore e di tutto quello che il corpo contiene e soprattutto aumenti la conoscenza del tuo respiro, quel respiro che ti fa vivere, e cominci ad avere un rapporto diverso con il tuo respiro e di conseguenza con la vita che è respiro.

(Santo)

giovedì 7 marzo 2013

8 MARZO







8 Marzo Festa della Donna.

Mi sono chiesto cosa potessi scrivere nel giorno che è dedicato all'universo femminile senza rischiare di cadere nel banale o nella lista di frasi dette e ridette,  l'ultima cosa che le donne vogliono sentirsi ripetere

Se un blog ha per tema un'impresa così ardua quale è quella di fare un viaggio nel miglioramento di sé stessi, se è un modo per riflettere sulla vita e su quello che la vita ci può offrire, non si può escludere da questo viaggio la bellezza della donna.

Cosa sarebbe di noi senza di voi, senza quella vostra grande ed immensa dolcezza e sensibilità, quel modo di riuscire ad esserci vicini, arrivando anche a sopportare angherie, soprusi ed ingiustizie, ma la vostra innata capacità di amore non ha eguali nell'animo maschile.

Come si può pensare di migliorare noi stessi se non si ha l'umiltà di comprendere che non ci sarà mai completezza in un percorso senza di voi, come si può ancora, oggi, pensare che esista il potere dell'uomo sulla donna e arrivare a fare gesti folli e disumani, per non essere riusciti a svincolarsi da questi atavici pregiudizi?

La donna è prima di tutto quell'essere straordinario che ti ha messo al mondo, quella persona che ti ha accudito, ti ha coccolato, ti ha asciugato le lacrime, ti ha aiutato a diventare uomo, ti ha accompagnato per un lungo percorso della vita, quella persona insostituibile che ti sarà sempre vicino e spesso ci si accorge di lei solo quando è tardi.

La donna è quell'essere magico che è entrata nella tua vita, ha sconvolto le tue giornate, ha rivoluzionato i tuoi pensieri, ti ha fatto conoscere l'ebbrezza dell'amare e dell'essere amati, ti ha deliziato con il piacere, vissuto in una estasi di reciprocità.

La donna è l'amica che ti è sempre vicina, che ha sempre la parola giusta al momento giusto, che gioisce con te e piange con te, la compagna di serate goliardiche.

La donna è quella che desideri, per cui non riesci a dormire la notte, la insegui nei tuoi sogni, quella a cui vorresti dire chissà quante cose e poi non sei capace neanche di pronunciarle un semplice ciao.

Donne forti, donne intelligenti, donne battagliere, donne da ammirare, donne che non hanno paura di invecchiare e accettano l'età con  saggezza, donne che non hanno bisogno di ricorrere al bisturi perché sono belle dentro.

Donne deboli, indifese, maltrattate da uomini che non meritano di essere definiti uomini, donne che hanno dato la vita per aver incontrato lungo la loro strada un principe azzurro che si è trasformato in orco cattivo.

Un pensiero speciale a tutte voi, straordinarie e insostituibili....