martedì 24 marzo 2020

Dal caos al silenzio. Giornate che non si dimenticheranno più

Foto di Kari Shea da Pixabay 

Sono le ore 7.00 suona la sveglia.
Ancora dieci minuti sotto le coperte e poi via si comincia una nuova giornata:
una decina di minuti di stretching tanto per riscaldare i motori, doccia, colazione.
Apro l’armadio: cosa mi metto oggi?
Via di corsa sennò si fa tardi.
Metropolitana anche oggi stracolma, che palle tutte queste persone.
Corsa sulle scale mobili per essere tra i primi a prendere l’altra metro, anche questa sempre stracolma.
Devo scendere e faccio fatica a farmi largo tra le persone che vogliono entrare
La voce al microfono insiste nel dire di attendere il prossimo convoglio in arrivo.
Finalmente dopo tre metropolitane, arrivo a destinazione.



Il tempo di entrare nel solito bar e chiedere il solito caffè con cornetto in un vociare di “caffè schiumato” “cappuccino di soia” “cappuccino con poco latte” cappuccino chiaro” ma quante varianti ci sono?
Ed eccomi alla mia scrivania. 
Accendo il computer e una cascata di messaggi dalle varie caselle di posta elettronica.
Mi devo affrettare, ho un cliente a cui ho promesso di fargli avere il preventivo entro le 11 e poi alle 12 abbiamo la riunione e alle 14 la call.
Il tempo di fare una sosta per il pranzo. Si decide con le colleghe cosa fare.
“Andiamo al bar di sotto o al buffet?” “Ti sei portata il pranzo da casa?” “Io prendo un panino e salgo”
Ancora dieci minuti per andare a prenderci un caffè e fare due passi così tanto per sgranchirsi le gambe.
Il pomeriggio scorre via veloce.
Alle 18 mi attende la lezione d’inglese e alle 19 sono di nuovo nelle metropolitane sempre affollate perché quelli della mattina la sera tornano a casa.
Mi arriva una telefonata: “Che ne pensi di un aperitivo?”
“Bella idea, dove ci vediamo? Al solito posto?”
Ci facciamo un "apericena" con le pizzettine, i supplì, il cuscus e uno spritz o un prosecchino e via verso casa.
Si perché stasera ci sta la partita di calcio della mia squadra e non voglio perderla.
Sai che ti dico prima di andare a dormire mi sento il telegiornale…stanno parlando di un virus che sta colpendo i cinesi e sai che sto pensando che è forse meglio non andare al ristorante cinese o non andare a comprare li dove andavo sempre a prendere le cose per casa e risparmiare, non si mai….




Mi sveglio ormai tutte le mattine verso le otto e siccome tanto a casa devo stare me ne rimango ancora un po’ a letto, ma è meglio non accendere la televisione sennò già mi angoscio di prima mattina.
Dai facciamo colazione con calma tanto che fretta c’è non devo andare da nessuna parte.
Prendo il cellulare e appena acceso mi arriva di tutto, e tutto gira intorno a……
Non apro l’armadio tanto la tuta che ieri sera avevo lasciato sulla sedia me la rimetto pure oggi e sai che ti dico? neanche mi faccio la barba.
Accendo il computer e sai cosa sto pensando?: mi faccio un’oretta di inglese tanto per cominciare ad ammazzare il tempo.
Ho voglia di un caffè…ma la mia Lavazza a Modo Mio fa solo un normale caffè, il massimo che posso fare è cambiare la cialda da Divino a Passionale.
Quasi quasi esco… ma dove vado? Massimo posso arrivare al negozio di alimentari che mi ero pure dimenticato che esistesse ancora. 
Dove sta tutta quella gente che correva per prendere la metro?
Dieci minuti e sono di nuovo a casa, che faccio?
E’ vero avevo da portare avanti quel progetto che erano anni che lo rimandavo e un’altra ora se ne è andata.
Si è fatta l’ora di pranzo: oggi primo, secondo, contorno, frutta e pure il dolcetto, tanto dobbiamo ammazzare il tempo.
Altro caffè, stamattina cialda Divino a pranzo cialda Passionale, tanto per cambiare che poi mi sembra che sia lo stesso.

E allora sai che ti dico ci metto un goccio di sambuca, tanto nel pomeriggio non ho grandi cose da fare.
Pennichella, tanto desiderata prima, oggi quasi un modo per consumare altra mezz’ora.
Oddio mio sono ancora le cinque del pomeriggio, ci facciamo un Tè neanche fossimo a Londra.
Foto di Thought Catalog da Pixabay

Fammi riprendere il cellulare, sempre le stesse cose di stamattina.
Oddio ha squillato il telefono, mi sta chiamando…ma erano anni che non ci sentivamo, sempre di corsa andavamo.
Accendo la televisione e ormai sono tutte repliche di programmi, neanche fossimo ad agosto.
Sto cercando di ammazzare ancora il tempo per arrivare al momento della cena, perché non ci sta l’aperitivo prima della cena, e d'altro canto a cosa dovresti brindare?
Inizia il post cena. 
Accendo la televisione e questa volta non stanno parlando di un virus che laggiù aveva isolato una città cinese, stanno parlando del virus che ha sconvolto le nostre vite, di un virus che ha fatto vittime, di un virus che ha falcidiato popolazioni del Nord Italia, sta portando morte in tutto il mondo.
Chissà se era meglio prima o adesso?

giovedì 19 marzo 2020

19 marzo Festa del Papà. Se tu fossi qui oggi cosa mi chiederesti?



Te ne sei andato via troppo presto e tu non volevi andartene, ma nulla hai potuto contro quel male più forte di ogni tuo desiderio di poter stare ancora vicino a noi per lungo tempo.

Allora io ero giovane ed ero io a porti le domande che ogni figlio fa ad un padre.

Ho provato ad immaginare che tu, oggi, fossi di nuovo tra noi e cosa mi chiederesti?

Se fossi oggi qui a percorrere le strade del nostro quartiere ti sembrerebbe tutto così diverso da come lo avevi lasciato tu.

Ti chiederesti perché ci sono tanti negozi chiusi, perché poche persone in giro e molte di queste persone indossano delle mascherine?

Tu, che anche fino all'ultimo, hai seguito la tua, la nostra squadra del cuore, avresti voglia di ritornare in quello stadio dove andasti tante volte anche per distrarti e continuare a vivere la tua vita, e mi chiederesti perché oggi non ci puoi andare, che cosa è successo nel frattempo?

Tu che andavi in Chiesa a pregare perché in quei momenti la Fede è di grande aiuto, non capiresti subito perché oggi le chiese sono chiuse e mi chiederesti perché non posso andare a pregare in silenzio?

Tu che mi accompagnavi da piccolino a scuola ed era un vociare di pargoletti mano nella mano con i papà o con le mamme, non ti sapresti spiegare perché pur essendo a marzo, le scuole sono chiuse, cosa è accaduto per farle chiudere con tutto questo anticipo?

Tu che eri abituato a vedere la tua casa piena di figli, nipoti e nipotini, non vedendoci tutti insieme ti preoccuperesti che è successo qualcosa, tu che ci tenevi così tanto alla famiglia e questo ti addolorerebbe ancora di più.

Papà hai ragione tu oggi a farmi le domande.

Ed io ti dovrei raccontare di un "male" che nessuno conosceva, non è simile a quello che ti ha condannato , e per il quale comunque fino all'ultimo ti hanno riempito di medicine nel tentativo di salvarti.

Ti dovrei parlare di un nemico venuto da lontano e che la stragrande maggioranza di noi non prendevamo in considerazione, pensavamo, o ci hanno fatto pensare fosse una semplice influenza.

Ti dovrei dire che questo male sta mietendo vittime in continuazione ed è per questo motivo che ci hanno detto di stare a casa, di evitare abbracci e strette di mano, di non incontrarci, di uscire solo per le cose essenziali (spesa, farmacia, salute)

Ti dovrei anche spiegare che se tu hai visto in giro persone che ancora oggi sono lì a fare gruppo, quelle persone che apparentemente per te potrebbero essere in una situazione normale (anche tu facevi gruppo con i tuoi amici al bar, prendendo un caffè), oggi rappresentano un pericolo e non devono stare in gruppo.

Se tu fossi qui cosa mi chiederesti oggi?

Santo David




sabato 14 marzo 2020

O si cambia o tutto si ripete (Terzani). Riflessioni da casa



Vai sempre di corsa, ti affanni per arrivare in tempo, ti prendi un caffè al bar e neanche te lo gusti, sei lì in attesa di una metropolitana o di un bus, e quando arriva fai lo slalom per impadronirti di un posto libero.

Sei al semaforo e neanche scatta il verde, già sei sul clacson e imprechi se il tizio o la tizia davanti a te non si muovono immediatamente, neanche fossimo al Gran Prix di Montecarlo.

Ti incontri con il vicino e se ti sorride sei diffidente e pensi che si sia impazzito, e neanche sai come si chiama.

Sei in fila all'ufficio postale, al supermercato, in banca, e cominci a scalpitare se davanti a te ci sono troppe persone, specialmente se davanti ci sta una persona anziana più in difficoltà, che ti fa perdere tempo, tu vai di fretta e non pensi che anche tu sarai un anziano.

Arrivi a casa e ti stravacchi sul divano, prendi il telecomando e inizi a fare zapping, e neanche ti accorgi che vicino a te ci sta tuo figlio, tua moglie.

Poi arriva da un paese lontano un ospite indesiderato il quale, non sazio di aver già fatto un lunghissimo viaggio, entra nella tua vita, dapprima sceglie obiettivi più facili, quelli più deboli, e non trovando ancora molti ostacoli nel suo viaggio, non si accontenta,  va avanti, tanto la gente continua a ballare, ad abbracciarsi, ad amarsi, a viaggiare, a incontrarsi, ad andare di corsa.

Tutto si ferma.

Non puoi più correre, massimo una camminata per arrivare al negozio più vicino.
Non puoi più stare vicino agli altri, ci devi stare ad almeno un metro.
Non puoi più andare a teatro, non puoi più andare vedere il film in uscita, a seguire la partita della squadra del cuore.
Non puoi più uscire la sera per andarti a fare un spritz con gli amici.
Non puoi più andare dal parrucchiere, dal barbiere.
Vorresti fuggire ma dove vai? tutte le frontiere sono chiuse, gli aerei non ci sono più, i treni scarseggiano.

Allora cerchi di distrarti con la televisione, ma dalla televisione arrivano le immagini di chi da quell'ospite, venuto da lontano, non ha ricevuto "oro incenso e mirra", ha ricevuto dolore, sofferenza, morte.

Ti ritrovi catapultato in un film di cui non conoscevi il copione, le battute, non avevi ancora capito quale sarebbe stato il tuo ruolo e poi ci sei dentro: tutto è così diverso dal giorno prima.

Dove sono le persone che andavano di corsa?

Adesso tutti in fila, ad un metro l'uno dall'altro, chi con le mascherine, chi si copre con un fazzoletto e improvvisamente tutti carini a chiedersi "mi scusi lei è l'ultimo della fila?".

Si pazienta in attesa del proprio turno guardando per l'ennesima volta lo schermo del cellulare, si entra uno per volta, non ti agiti se quello che è entrato prima di te ci mette un po' più di tempo.

Sei in casa che stai riflettendo e senti un coro che sta intonando "Fratelli d'Italia l'Italia se è desta", ma non ci sono le partite della Nazionale di calcio.


Ci sono persone sui balconi che stanno cantando tutti insieme, alcuni hanno preso anche le stoviglie per fare rumore.
Tutti a cantare, molti si stanno guardando in viso per la prima volta.
Il tizio che sta sul balcone non lo avevano ancora mai visto, neanche sapevano che abitasse li... ma l'inno di Mameli unisce l'Italia.



In questo copione ci sono anche quei personaggi che continuano a fottersene perché pensano che l'ospite venuto da lontano non li toccherà e continuano ad andare avanti come se per loro nulla fosse cambiato e allora se non possono andare a farsi l'aperitivo, se ne vanno in un parco aperto al pubblico e si fanno un picnic, neanche fossimo a Pasquetta, e siccome gli hanno detto che ci potrebbe essere la possibilità che si debbano fermare, allora pensano che la migliore cosa sia andarsi a mettere in fila, tutti insieme, davanti al supermercato, tanto adesso ci sono anche quelli aperti di notte.

Foto di Alexas_Fotos da Pixabay 

In questo film ci sono pure una massa di persone che la sera prima erano a fare i "fighetti" in qualche localino alla moda e quando hanno avuto paura, sono fuggiti di corsa, salendo in massa sui treni, pensando che la migliore soluzione fosse quella di andarsene in giro per l'Italia, non considerando che quell'ospite venuto da lontano ci insegue, non è che si ferma da una parte.


Foto di Alexas_Fotos da Pixabay 


A quelli che ancora oggi, in questo film, vogliono vestire i panni del "furbetto", e ancor più a quelli che, in questo film, cercano di speculare, traendo guadagno dal dolore o ingannando i più deboli, li farei andare con le loro tovagliette colorate, con il cestino del picnic o con le mascherine comprate su internet e poi rivendute con un prezzo spropositato, li porterei dentro i luoghi dove oggi ci sono persone che stanno morendo anche per la loro superficialità, li farei stare dietro il vetro di una terapia intensiva e guardare da quel vetro le persone che stanno lottando tra la vita e la morte
Così si rendono conto che quell'ospite venuto da un paese lontano non sta qui per farci stare bene, lui vuole farci del male, e se noi stiamo tutti insieme e rispettiamo il buon senso, ci dimostriamo persone degne di essere in questo mondo, probabilmente quell'ospite lo facciamo morire e non lo faremo più nascere.

O si cambia o tutto si ripete (Tiziano Terzani)

A conclusione di questa mia riflessione, il mio pensiero va alle tante persone, spesso anziane e deboli che hanno pagato il prezzo più alto che potessero pagare, alle famiglie di queste persone.
Un immenso abbraccio da parte di tutti a chi sta sul campo senza sosta per arginare e distruggere questo maledetto virus.
La speranza che la medicina e la scienza possano trovare l'antidoto per darci la certezza, che come è stato per tante altre malattie, anche questa la debelleremo.
Un abbraccio ad altri popoli che stanno avendo, purtroppo, la nostra stessa situazione e ci dobbiamo sentire tutti fratelli e sorelle, non possono esserci confini.

Santo David