martedì 18 marzo 2014

AUGURI PAPA'


immagine tratta da google

Auguri Papà!

Sarebbe stato bello potertelo ancora dire, ma la vita ci ha allontanato troppo presto.

Avrei continuato a dirtelo mentre guardavamo la partita in televisione e tu, come ogni tifoso che si rispetti, avresti perso quella calma che ti ha sempre accompagnato..

Ti avrei detto Auguri Papà e ti avrei portato quella tazza di caffè che tu desideravi tanto la sera, quando ti sdraiavi sul divano per riposarti.

Sarebbe stato bello poterti comprare un dono speciale e consegnartelo in questo giorno per rinnovarti tutto il mio affetto e per dirti grazie di quello che tu sei riuscito a fare per me, e per tutto quello che continui a fare anche da lassù, ora che hai vicino a te il tuo grande amore, quella donna indimenticabile che ti ha amato fino all'ultimo giorno e chissà se quell'ultimo sorriso stampato sul suo volto era il sorriso di una donna che sapeva di tornare da suo marito.

La vita mi ha dato pochissime occasioni per dirtelo, ma sono sicuro che anche se sono state poche, quelle poche volte in cui te l'ho potuto dire, non l'ho detto così tanto per dirlo, quasi a voler far pace con la propria coscienza, ma quelle parole arrivavano dal cuore di un figlio che mai avrebbe potuto immaginare di vivere così tanto tempo senza un Padre accanto, eppure gli anni sono passati e ne sono passati tanti.

Tra non molto addirittura io avrò la stessa età in cui tu ci hai lasciato, o meglio ancora è stato  il copione della vita ad aver scritto quel finale, a cui tu ti sei dovuto arrendere e a cui tutti ci siamo dovuti adeguare, senza altra possibilità.

Più mi avvicino a quell'età e più tutta la vita assume un significato diverso, e, giorno dopo giorno, mi accorgo che anche io vado scrivendo il mio copione di cui non so quale sarà il finale.

Ciao Papà.

Se da dove sei mi ascolti, sappi che sono passati tanti anni, tuo figlio è un uomo, ormai maturo, ci manchi sempre tanto e da qui io ti dico
"ti voglio bene, auguri papà"

(Santo)






sabato 1 marzo 2014

IL GIOCO DELL'OCA





Quando ero un piccolo bambino, non esistendo allora i giochi tecnologici di oggi, ci divertivamo con quelli che erano definiti giochi da tavola.

Tra questi ce ne era uno chiamato il "gioco dell'oca". Ancora oggi mi chiedo perché avesse quel nome e di quel gioco mi ricordo, in particolare, quella casella in cui non ci si voleva mai fermare, perché ti rimandava al punto di partenza.

In quel periodo non potevo pensare che quel semplice gioco potesse essere anche una metafora della vita stessa. Per rendersi conto di tanti segnali che ci sono arrivati nell'infanzia, si deve andare avanti nella crescita, quando le esperienze cominciano a dare un senso al tutto.

Quante volte stiamo andando a mille, sembra che tutto giri al meglio, che tutto l'Universo tifi per noi ed ecco che all'improvviso ci si ritrova in quella casella e si è di nuovo al punto di partenza.

Allora, quando eri bambino, ci rimanevi male, gli amici che stavano giocando con te ti prendevano in giro, però alla fine ci ridevi sopra e ricominciavi il gioco,  sperando, che anche l'avversario potesse finire in quella casella e ritrovarsi anche lui al punto di partenza.

Credo che ognuno di noi si sia trovato in questo tipo di situazione, nessuno può essere immune dal rischio di cadere in quella casella.

Solo che quando non si è più bambini, non si sta più giocando, il gioco si è fatto più serio, più pericoloso.

E allora è in quel momento che si dovrebbe riuscire a ritrovare quello spirito che ti ha fatto ridere allora quando eri bambino.

Certo è facile dirlo a parole ma quanto è difficile poi metterlo in pratica, soprattutto quando le avversità, le contrarietà, le insidie si intersecano tra loro e ti senti debole, ti senti solo, sembra che nessuno abbia un minimo di comprensione per le tue difficoltà.

Sogni che hai fatto, obiettivi ambiziosi che ti sei posto, amicizie sulle quali hai poggiato le tue giornate, un amore che pensavi indissolubile, il lavoro per cui hai dato la vita, tutto sembra crollare, come quelle piramidi che tentavamo di fare con le carte da gioco,  poi un piccolo movimento, un respiro, e tutto andava giù.

La prima volta che sei di nuovo al punto di partenza sembra che non riuscirai a ripartire ed invece succede qualcosa che ti rimette in gioco e così ti accorgi di avere dentro sempre un residuo di forza, un ultimo appello al coraggio, quella spinta che ti fa rimboccare le maniche, una voce che ti sussurra "non arrenderti, puoi vincere la tua partita.".

Si gettano di nuovo i dadi e si riparte. Sai che nel tabellone di gioco c'è quella casella ma non avrai più paura di finirci dentro.

(Santo)