mercoledì 23 dicembre 2015

UN ANNO STA PER FINIRE.....



Un diario è fatto di tante pagine e lo si scrive giorno per giorno.

In un diario di solito all'inizio dell'anno ci metti i desideri, gli obiettivi, le speranze che riponi nell'anno che nasce ma non sai cosa andrai veramente a scrivere sulle 365 pagine bianche che compongono il diario di un anno e, soprattutto, non sai cosa ti potrà riservare la vita nel suo svolgersi.

Arriva la fine dell'anno e rileggi quello che hai scritto, quello che hai condiviso e ci sono degli anni in cui quelle pagine ti lasciano un segno più forte, ti fanno capire che è stato un anno particolare.

E quando dico particolare non intendo solo un anno in cui tutto è andato al meglio, tutto ti ha fatto sentire che le cose stavano andando come tu volevi che andassero. Anzi in queste situazioni si è così presi dall'euforia ed è anche giusto che sia così, al punto tale che ci si sente inebriati e ci si sofferma meno a riflettere sul fatto che magari un giorno potrebbe accadere qualcosa che ti può spiazzare.

Un anno può diventare un anno particolare perché ti fa scoprire cose di te che, forse, per pudore, per vergogna, per imbarazzo, per paura, tenevi nascoste ma a forza di nasconderle o solo anche di evitarle, arriva il momento in cui queste cose non hanno più la forza di rimanere nell'ombra e si ribellano.

E' una sorta di rivoluzione interna a cui non eri preparato e come in tutte le rivoluzioni succede qualcosa di forte, qualcosa che va a colpire tutto quello su cui pensavi di avere il pieno controllo.

E in quel momento ti accorgi che tutte le sicurezze su cui pensavi di avere delle solide fondamenta, vengono giù come quando si fanno i castelli con le carte da gioco e un leggerissimo movimento, un respiro fa crollare tutto.

Ti ritrovi come catapultato in una dimensione che mai avresti potuto credere che potevi anche tu rimanerne vittima inconsapevole ed invece accade. Giorni e soprattutto notti che ti mettono a dura prova, fanno vacillare ogni certezza. ti fanno aumentare la paura,

Dove sta tutto l'ottimismo, la positività di cui eri pieno solo fino a qualche giorno prima?

Come è possibile che eri in balia dell'allegria, della spensieratezza e ora sei preda di ansie e non riesci più a controllare il tuo stato d'animo, tutto si fa difficile e complicato, perdi il gusto e il piacere nello svolgere azioni per le quali solo fino a qualche giorno prima erano la ragione di vita.

E' un momento dell'esistenza in cui ci si ritrova in un bivio e se da una parte c'è un giardino fatto di fiori, di profumi, dall'altra parte c'è un percorso lastricato di ombre, di esseri immondi che sono lì ad adularti e non aspettano altro che metterti definitivamente al tappeto.

Un bivio dove da solo non riesci a decidere la migliore strada da seguire e per questo ci sono le tue persone care, gli amici, gli affetti e se proprio necessario anche chi saprà, perché lo fa di professione, condurti fuori dal baratro, l'importante è uscire dal baratro prima che sia troppo tardi.

Non è un percorso facile, ma non è impossibile.

Pian piano cerchi di riprendere contatto con quella realtà da cui ti eri momentaneamente allontanato, fai un po' di fatica a ricominciare, a riprendere una parte delle tue abitudini e lasciare fuori quelle che ormai non hanno più ragione d'esserci.

Guardi avanti e sai che ti attende un percorso non facile ma proprio per questo, si ha bisogno di trovare dentro sé stessi la forza e il coraggio, nonché la Fede per credere che dopo la sofferenza possa arrivare quella serenità che meriti di avere.

(Santo)






martedì 20 ottobre 2015

IL BUIO DELLA NOTTE

ricchezza vera.com

Il buio della notte si riempie di mille puntini nel cielo e diventa la notte più bella che stai vivendo, una musica in sottofondo accompagna lo scorrere delle ore e ti lasci cullare dalle sensazioni che stai provando, sensazioni che ti rendono felice.

Il buio della notte è meno buio quando vicino a te c'è la donna che ami, quella donna che, apparsa casualmente nel tuo percorso, è diventata il tuo grande amore.

Il buio della notte si rischiara con la luce della luna che ogni sera ti offre uno spettacolo diverso, a volte splende nella sua totalità, a volte si nasconde come una timida amante, a volte, anche per poco, si eclissa.

Il buio della notte è un nemico quando in quel buio ti senti solo, quando vorresti avere dalla luna la risposta che cerchi.

Quel buio che in altre occasioni ti ha regalato momenti bellissimi, può diventare una tortura, può farti sentire un piccolo uomo, sballottato da forze incontrollabili.

Un buio che scende dentro la tua anima, tira fuori mostri che pensavi non ci fossero ed invece sono lì, e sono felici di avere finalmente il loro spazio per vendicarsi di averli tenuti dentro.

Un buio che sembra non finire mai a riprova che lo scorrere del tempo è sempre lo stesso ma come cambia! Se stai bene sembra che in un lampo tutto sia terminato, se qualcosa ti turba, allora quei minuti diventano ore, quelle ore diventano spazi di tempo che si dilatano oltre misura.

E sei lì che attendi la luce del giorno e ti sembra di essere stato dentro una sorta di copione che un anonimo regista ha voluto scrivere per te.

Ma il buio della notte è anche quel magico momento in cui se ti riesci a rilassare, se riesci a lasciar fuori della porta quelle domande che aspettano risposta, ti offre lo spunto per ritrovarti, per guardarti dentro e dire a te stesso che non ci dovrà mai essere un buio che possa oscurare la voglia di andare avanti, la voglia di affrontare le sfide della vita, perché queste sempre ci saranno e non sarà il rifugiarsi nel buio ad allontanarle.

(Santo)

domenica 9 agosto 2015

L'ALBUM DELLE FOTOGRAFIE






Ogni tanto mi vien voglia di andare a rovistare nei tanti album che conservano tutte le foto che ho scattato nel corso dei miei numerosi viaggi, compiuti, soprattutto nel periodo in cui ancora non esistevano le digitali e quindi si dovevano comprare i rullini da 36 per poi portarli dal fotografo e aspettare che venissero sviluppati.

Sembrano situazioni che appartengono alla preistoria eppure fanno parte della vita di noi che siamo un pochino più avanti con l'età e che per forza di cose siamo cresciuti in un'epoca in cui Facebook, il Selfie, le digitali e tante altre cose di oggi non potevamo neanche immaginarle.
da internet immagini

Provo sempre tanta nostalgia quando apro quelle scatole e trovo tutti quegli album dove su ognuno di essi ho messo un adesivo con scritto il luogo e il periodo in cui ho scattato le foto.

E' la nostalgia che si ha per un periodo della vita che mi ha dato tanto, sotto ogni aspetto, e mi ha permesso in quegli anni di coronare il grande sogno di viaggiare, un sogno che penso ognuno di noi abbia dentro di sé.

Quelle foto mi riportano con la mente in tante parti di questo nostro meraviglioso mondo, oggi molto più compromesso di allora, e sono foto di città, di posti di mare straordinario ma sono anche le foto che ritraggono le tante persone che ho incontrato in questo nostro mondo.

Persone che mi hanno fatto vivere delle bellissime emozioni, di alcune di esse mi sono anche innamorato, come spesso succede nel corso di un viaggio, specialmente quando a farti da cornice ci sono atmosfere in cui è facile lasciarsi andare.

Persone che nella loro difficoltà di vita mi hanno dato un grande insegnamento,  e che ancora oggi ricordo con affetto e sarei veramente curioso di sapere cosa gli ha riservato il destino.

Oggi si è perso il gusto della foto, dell'attesa del suo sviluppo, tutto è immediato e in un attimo è condiviso con il mondo intero ed è così facile condividere che si condivide di tutto, privando una foto del suo fascino, del messaggio che essa vuole celare.

Torno a sfogliare i miei album e a lasciarmi andare al piacere di ricordare....

(Santo David)


giovedì 25 giugno 2015

RICORDANDO



Ci sono tanti modi per ricordare una persona e il mio modo di ricordarti è attraverso uno dei doni che da te ho ricevuto: il piacere di scrivere e di comunicare.
Sono passati, ormai, già nove anni da quel 26 giugno in cui la Vita decise di fermarsi. Tu avresti voluto continuare a vivere ma arriva un momento in cui anche le persone più coraggiose, più forti, più indomite, e tu eri una di queste, si debbono arrendere.

Hai lottato con tutte le tue forze fino all'ultimo secondo, tu che nella vita avevi sempre combattuto, e non ti eri mai fermata neanche quando avresti dovuto farlo.

Di quegli ultimi istanti ricordo il momento in cui tu mi stringesti forte le mani, quasi a voler chiedere a me protezione, dopo che per una vita io avevo chiesto protezione a te e non dimenticherò mai il sorriso con cui mi dicevi di andarmene a casa a riposare ed io non volevo lasciarti, anche perché dalle parole dei dottori e dal foglio che mi fecero firmare, avevo capito che, ormai, non c'era più nulla da fare.

La mattina del 26 mi svegliai e prima di iniziare a lavorare, passai nella Chiesa vicina all'ufficio e come spesso si fa in questi momenti in cui non si ha più la forza di darsi delle risposte, andai a cercare una risposta da Chi sapevo me l'avrebbe potuta dare, ed ero pronto ad accettare qualsiasi risposta fosse arrivata.

Appena tornato in agenzia squillò il telefono e i medici mi dissero di correre in ospedale "perché da un momento all'altro"....

Alle 13.05 mentre eravamo scesi giù al bar dell'ospedale per uno dei tanti caffè di quella lunga mattina, arrivò sul cellulare la telefonata che sapevamo poteva arrivare.

La stanza dei medici era socchiusa e da lì vedemmo il grafico del monitor, collegato al tuo cuore, che andò sempre più fermandosi, finché decretò la tua fine.

Nove anni già sono passati, chissà quanti altri ne potranno passare, non lo posso sapere.

Nove anni in cui un figlio che aveva vissuto gran parte della sua vita insieme a sua madre, ha dovuto fare i conti prima di tutto con se stesso per rimettersi in gioco e andare a ricostruire dei tasselli che, inevitabilmente, non potevano essere più gli stessi.

Nove anni in cui questo figlio ha dovuto combattere con le sue paure che spesso non erano paure ma solo forme di ulteriore protezione per non esporsi, per non affrontare scelte, per non prendersi eccessive responsabilità.

Una delle tue preoccupazioni era che quando sarei rimasto solo avrei rischiato di non farcela e spesso me lo facevi notare ed io ti rispondevo con ironia, quasi a convincermi che non sarebbe mai arrivato il momento, in cui avrei poi dovuto cavarmela da solo.

Ho compiuto un lungo e spesso difficile percorso alla ricerca delle risposte che ogni uomo sensato si pone.

A tante di queste sono riuscito a trovare la soluzione, per altre ancora sto cercando di capire, e forse non troverò mai la risposta giusta, qualora pure ci fosse.

Quello di cui sono certo è che tu puoi non esserci più con la tua presenza, con la tua voce, con le tue difficoltà, ma ci sei sempre perché una Mamma non lascerà mai solo un figlio.

Dedicato a Te.




domenica 24 maggio 2015

ANDARE SEMPRE DI CORSA

cure naturali.it
E' ormai assodata la relazione tra corpo e mente, a conferma del detto "mens sana in corpore sano".

Pur essendo consapevoli di questo rapporto e delle conseguenze che può avere su di noi gli effetti di uno squilibrio tra queste nostre due parti, spesso tendiamo a spingerci oltre quanto dovremmo, o veniamo sommersi dalle incombenze e dalle molteplici attività, finché arriva un momento in cui la mente, il corpo, pur avendoci inviato dei segnali premonitori, reagiscono alla nostra mancanza di consapevolezza.

Ed ecco allora insorgere piccoli incidenti di percorso che se non presi in tempo possono diventare ancora più pericolosi e incisivi.

Ci si alza una mattina. gira vorticosamente la testa, duole lo stomaco, la pressione è impazzita e si provano sensazioni che non essendo state mai provate, ci mettono in uno stato di allerta.

Si fa fronte all'emergenza e si cerca di ristabilire la situazione ottimale e di trarne un insegnamento nel capire che forse non è così indispensabile andare sempre di corsa e di voler per forza portare a termine tutto quello che c'è da fare.

La vita è un bene prezioso e si deve averne cura perché altrimenti si pagano conseguenze ben più gravi.

messaggero.it
Vivere in città frenetiche, caotiche e spesso mal organizzate come può essere una città come Roma, straordinaria per la sua "Grande Bellezza", ma purtroppo una città difficile da vivere nel quotidiano, non rende di certo facile il rispetto di un sano stile di vita: traffico, rumori, attese alle fermate del bus, metropolitana insufficiente e che spesso è guasta, un nervosismo di fondo che si percepisce tra la gente che si incontra, mancanza di comunicazione, perché quasi tutti persi nei nostri cellulari ultima generazione.

E poi questa tecnologia che avrebbe dovuto migliorare le nostre vite a me dà la sensazione che non sempre il bilancio sia così positivo: siamo sommersi da mole di posta elettronica e non riusciamo neanche più a filtrare quelle mail che sono importanti; siamo connessi continuamente sui social network che ci succhiano tempo da poter utilizzare per situazioni sicuramente più interessanti e gratificanti.

Dobbiamo studiare strategie per evitare le telefonate di chi ci assilla in qualsiasi ora del giorno, e in particolare in quelle che dovrebbero essere per noi le ore di svago e relax, per proporci sempre le solite cose che promettono grandi risparmi, miglioramenti e spesso ci fanno ritrovare in situazioni in cui per uscirne ci giochiamo altro tempo ed energie.

Il lavoro può essere un lavoro bellissimo come nel caso mio ma spesso ti sottopone ad un impegno, ad una resistenza, che in particolari giornate o periodi, mette a dura prova la capacità di restare calmi e tranquilli.

Se in tutto questo ci si mette pure l'impossibilità o la difficoltà nel pianificare le giornate e riuscire a darsi delle priorità, tutto va a complicarsi perché poi anche il piccolo inconveniente rischia di trasformarsi in un problema difficile da gestire.

Cerchi di distrarti leggendo un libro, ascoltando musica, scrivendo qualcosa ma finché la mente è carica, finché il corpo è squilibrato, si ha difficoltà a trovare piacere anche in queste cose che in altri momenti,  in altri periodi sono stati la migliore valvola di sfogo e di compensazione.

E la domanda è li che chiede una risposta.

"Ha un senso tutto questo?

« Tutto è ormai una corsa. Si vive senza più fare attenzione alla vita. Si dorme e non si fa caso a quel che si sogna. Si guarda solo la sveglia. Siamo interessati solo al tempo che passa, a farlo passare, rimandando al poi quel che si vorrebbe davvero. Sul "poi", non sull’"ora", si concentra l’attenzione. Nelle città in particolare la vita passa senza un solo momento di riflessione, senza un solo momento di quiete che bilanci la continua corsa al fare. Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, di inorridirsi, di commuoversi, di innamorarsi, di stare con se stessi. Le scuse per non fermarsi a chiederci se questo correre ci fa più felici sono migliaia e, se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle. » ─ ‪#‎TizianoTerzani‬, Un altro giro di giostra (2004)

domenica 10 maggio 2015

BINARIO 24





Binario 24 Stazione Termini


Tanti, tanti anni, sono passati da quelle mattine in cui tornando verso casa, avremmo potuto prendere l'autobus dalla Stazione Termini, quell'autobus che allora si chiamava C1 e non era dell'Atac ma della Stefer, ed invece io ti chiedevo di andare a prendere il "tranvetto",


così lo chiamavamo noi e tutti noi lo ricordiamo in questo modo, che altro non era che un particolare  tipo di tram, con tre vetture, che collegava le Ferrovie Laziali con Piazza dei Mirti, dove adesso c'è la moderna stazione della nuova Metro C.

E, Tu,  anche se già avevi dato parecchio alla giornata ed avevi ancora tanti compiti da assolvere, mi concedevi questo "piccolo lusso" e, anziché percorrere quei 500 metri esternamente, lo facevamo all'interno della Stazione, camminando sul binario 24.

Mi davi questa vinta, perché sapevi quanto mi  piacesse, entrare nell'atmosfera della Stazione Ferroviaria, guardare i treni in partenza e in arrivo, sentire la "voce misteriosa" che avvisava i passeggeri.
Forse era anche un modo per compensare il mio desiderio di avere un plastico con tutti i treni in miniatura, perché non c'erano disponibilità economiche e spazi sufficienti per potermi soddisfare in questo.

Casualmente mi sono ritrovato, in uno di questi ultimi giorni, a ripercorrere quel binario.
Erano le sei del pomeriggio, c'era una calma surreale, i binari erano vuoti, non c'erano le moderne Frecce a segnalare il passaggio del tempo e così è stato come fare un salto indietro di tanti anni.

Mi sono rivisto lì. con la mano nella tua mano, ho ripensato alle domeniche pomeriggio, quando da questo binario, io, piccolino, partivo con te e con Papà, per la gita a Frascati o al Lago di Castelgandolfo e, allora,  mi sembrava di andare chissà dove, tanta era la gioia di poter prendere il treno, di poter guardare il panorama.
Ho ripensato alle partenze estive quando si prendeva il treno per andare a trovare i nostri parenti in Sicilia, quelle partenze che venivano pianificate nei minimi dettagli per rendere il più confortevole possibile quel lungo viaggio in treno di notte.
E da questo binario ho preso, pure, tante volte il treno che mi ha portato all'Aeroporto, da dove, in aereo, ho poi raggiunto gran parte di quelle mete che sognavo da bambino, quando ho potuto  realizzare il desiderio di fare il lavoro per il quale avevo studiato e per il quale tu e Papà avevate fatto grandi sacrifici per permettermi questo.

Oggi è la Festa della Mamma, sarebbe bello poter ripercorrere insieme quel binario e oggi sarei io a doverti tenere per mano, ma, purtroppo, la vita ha le sue scadenze e la tua di scadenza c'è stata.

Di questo puoi star però sicura: ogni volta che percorrerò quel binario 24, sentirò sempre la tua mano.

Grazie.


Da Santo ad una Mamma Speciale come sono speciali tutte le Mamme del Mondo

domenica 19 aprile 2015

LE NOSTRE PAURE



Prendo spunto dalla copertina e dalla lettura dell'ultimo libro di Roberto Re "Cambiare senza paura", per una riflessione personale, e che penso possa essere di comune interesse.

Premesso che ho avuto modo di conoscere personalmente l'autore del libro e di partecipare ad alcuni incontri e seminari, tenuti dalla HRD, questo libro arriva dopo dieci anni da un altro libro che lessi, sempre di Roberto Re,
"Leader di te stesso", un libro che capitò tra le mie mani (a riprova che spesso le cose della vita, anche quelle più apparentemente banali, capitano per un qualcosa che sfugge a noi, ma che esiste)in uno dei momenti più drammatici e delicati che ogni uomo possa vivere nella sua vita, perché non esiste dolore più forte e sconvolgimento personale della morte della propria madre, quella persona straordinaria che ci ha messo al mondo, ci ha accudito, ci ha accompagnato e ci continua ad accompagnare sempre.
Sono drammi personali che ognuno vive, rapportandoli anche alla situazione in cui si trova a vivere quello specifico momento della vita, però è uno di quei passaggi che ti segnano, passaggi dai quali si può uscire distrutti, o prenderli come punto da cui ripartire.
Per me che avevo vissuto gran parte della mia vita con lei, fu un momento in cui la vita mi chiese conto di tutte le scelte fatte e soprattutto delle scelte non fatte fino a quel momento, e dal ragionamento sulle scelte nacque quel desiderio di rafforzare le mie positività e andare a lavorare su tutte le debolezze che quel passaggio mi stava rivoltando contro.

Il libro fu un valido aiuto per lavorare su me stesso e dalla lettura e dallo studio di quel manuale, ne derivò poi l'interesse, il desiderio, di partecipare ai corsi e agli eventi organizzati e spesso presenziati da Roberto Re,  con lo scopo di raggiungere degli obiettivi che potessero farmi migliorare ed evolvere sia spiritualmente che materialmente.
Un lavoro duro che ha comportato un forte impegno, soprattutto dal punto di vista emozionale, andando a lavorare su quella che viene chiamata "zona di comfort" la zona delle nostre abitudini, dei nostri limiti, quella zona dove spesso preferiamo rimanerci dentro perché pur se ci dà dolore ci fa, comunque, sentire sicuri nella nostra zona, privandoci di poter conquistare cose che potrebbero migliorarci e farci vivere una vita più piena, più appagante.

Nel corso di questo viaggio personale non nego di avere avuto momenti di grande sconforto eppure ho mantenuto sempre davanti a me l'immagine di un faro che mi guidasse e illuminasse il percorso che andavo facendo.

Passano gli anni, si realizzano dei desideri, si superano prove che mai avresti pensato di poter superare, si vincono e si perdono battaglie, ma spesso la vita pone delle sfide che vanno oltre la capacità di saper gestire gli accadimenti, quando questi accadimenti sfuggono al proprio controllo e nel tentativo di gestirli si prova un senso di frustrazione, un sentimento rischioso perché rimette in gioco tutto quello che avevi fatto.
E allora ci si ritrova di nuovo a stilare una sorta di bilancio, cosa ho fatto, cosa non ho fatto, perché è andata così, cosa avrei potuto fare di diverso.....tutte domande che restano depositate dentro di noi in attesa di una risposta, risposta che a volte arriva e a volte preferiamo non darla, continuando a vivere nell'attesa di un qualcosa che forse arriverà.

Tutto questo discorso che attinenza ha con il titolo del libro e perché oggi questo libro mi sta facendo di nuovo riflettere?

La risposta è contenuta in quella parola che già pronunciarla ti mette un groppo in gola, quella paura che in più occasioni, nel corso della propria vita, ci ha bloccato, ci ha fatto rimandare una decisione, ci ha illuso che le cose si potessero sistemare da soli.
La paura è spesso subdola perché non deve essere per forza quella grande paura che si prova quando veniamo toccati nel profondo, la paura della morte, della malattia, della vecchiaia, paure grandi e difficili da gestire. 
La paura è spesso quella paura senza senso, senza una reale giustificazione, eppure quel tipo di paura è a volte la più pericolosa, perché le paure grandi le affronti, in quanto ritieni importante la vita, le paure più subdole le lasci lì, depositate dentro di te, per poi andare avanti, guardarti indietro e scoprire che quasi sicuramente per quel tipo di paure, subdole ma insidiose e perfide, hai perso delle grandi occasioni, ti sei tarpato le ali, e oggi paghi lo scotto e cerchi di rimettere ordine nella vita che, nel frattempo, è andata avanti: il tempo non lo puoi fermare, lui continuerà il suo percorso, indipendentemente dalle tue decisioni.


lunedì 9 marzo 2015

COME IN UN DIARIO



C'era una volta il caro diario...

Potrebbe iniziare così il racconto di un bambino che da piccolo divorava i libri per sognare viaggi lontani, un bambino che crescendo ha continuato a leggere con la stessa curiosità di quando leggeva le storie di uomini che erano partiti per il giro del mondo in ottanta giorni, o per viaggi dalla Terra alla Luna.

Terre lontane e piene di mistero, viaggi da ventimila leghe sotto i mari, isole del tesoro....e quel bambino si chiedeva se anche lui un giorno avrebbe potuto esplorare quelle terre e scriverne.

Nella vita i sogni spesso si avverano e man mano che la vita dipana la sua matassa, ci si rende conto che tutto comincia ad avere un senso.

Due grandi passioni mi hanno sempre accompagnato da quando, bambino, leggevo quei libri e sognavo terre lontane: viaggiare, scoprire il mondo, e raccontarlo agli altri. Scrivere per il piacere di scrivere.

Due passioni che sono vissute in parallelo e mi hanno portato, oggi, a realizzare due blog (oggi si chiamano così ma sono pur sempre dei diari) e a cosa potevo dedicare i miei blog?

Uno parla di me e del mio lavoro, quel lavoro che è una parte importante della mia vita, un lavoro che parte da lontano, da quelle letture di quando, bambino, mi chiudevo nella mia stanzetta, per cercare un angolo di tranquillità per leggere  e con la fantasia immaginare terre lontane.  Non potevo non chiamarlo


per rispetto ad una professione che oggi molti pensano essere superata ed invece è ancora una professione che può dare ancora tanto.

L'altro blog che avevo, a suo tempo, aperto è questo su cui mi state leggendo.

All'inizio, ebbro dei corsi di formazione a cui avevo partecipato per migliorare la mia crescita personale, lo chiamai "Migliora te stesso", spiegando nel
primo articolo, il motivo di questa decisione.

Le passioni che ognuno di noi ha dentro di sé non riescono a starsene in un cantuccio, reclamano la loro parte e così un blog nato per dare consigli di formazione, volendomi quasi mettere alla stregua di chi fa il formatore di professione, e ce ne sono tanti che lo fanno alla grande, è andato sempre più raccogliendo riflessioni personali, ricordi, emozioni, racconti ispirati dalle cose di ogni giorno, come si fa quando si scrive un diario.

Ieri sera ero a casa e ho pensato come potessi cambiare il titolo del blog, cosa mettere al posto di "Migliora te stesso". Mi venivano in mente tante cose, poi ho ripensato alle centinaia di fogli che ho riempito in tutti questi anni, fogli su cui ho appuntato tante cose della mia vita, fogli che oggi li ho lasciati andar via, forse per non lasciare tracce e conservare dentro di me i segreti più intimi, quei segreti che ognuno di noi conserva dentro di sé, per pudore, per imbarazzo, per  esserne gelosi; segreti che a volte ti fanno sentire bene e a volte ti fanno male. E così, semplicemente, senza tante pretese, senza tanti giri di parole, ho deciso di dargli questo nuovo nome                                                                               

"Come in un diario"  


e come nei diari che si scrivevano una volta, prima di chiamarli blog, continuerò a raccontare di me, delle mie emozioni, dei miei pensieri, consapevole che ci sono delle persone che già mi seguono e alcune di esse mi ringraziano per quello che scrivo, e questo è il più bell'apprezzamento che si può avere.

Se vi va ci sono finora 66 brani di questo diario, e magari tra questi ce ne sarà qualcuno che vi farà emozionare, pensare, ricordare....

(Santo David)