domenica 25 agosto 2013

IL SILENZIO DELLA CITTA'



Da domani le strade del mio quartiere torneranno ad esse quelle a cui siamo abituati.
Di nuovo tutti i negozi riapriranno, le macchine torneranno a riempire le strade, la gente ripopolerà le vie e le piazze.

Mi è sembrato di vivere in queste ultime due settimane in una dimensione surreale, è come se fossi rimasto uno dei pochi sopravvissuti ad un'epidemia che aveva improvvisamente colpito i luoghi che abitualmente frequento ogni giorno.

Sembrava che nessuno dovesse lasciare questa città ed invece nel giro di pochi giorni tutto si era fermato, tutto aveva preso ritmi completamente diversi.

Una domenica mi sono svegliato con l'idea di andare a fare colazione al bar e ho dovuto cercare a lungo prima che mi apparisse un'oasi nel deserto. Avevo quasi imbarazzo a varcare la porta e il sorriso del gestore mi ha rincuorato.

Sarà che si rimane in pochi, ma si ha quasi la sensazione che si respiri, tra le poche persone rimaste, un senso di solidarietà reciproca, una sorta di ringraziamento per il fatto di esserci entrambi, tu che stai offrendo un servizio ed io che ne usufruisco.

Dopo il bar la ricerca di un'edicola e anche qui impresa titanica. Nonostante la presenza di tanti giornalai, trovarne uno era veramente difficile e ci sono arrivato, quasi come giocando alla caccia al tesoro, facendomi aiutare da chi aveva un quotidiano tra le mani e poteva, pertanto, fornirmi notizie utili per la mia ricerca.

Il silenzio è stato il filo conduttore di queste giornate. Un silenzio che mi ha avvolto dalla mattina alla sera. Niente più voci dalle case vicine, niente più abbaiare di cani, niente più rumore di macchine in corsa. Tutto fermo.

Ogni tanto mi riportavano alla realtà le voci provenienti dalla televisione di una casa con le finestre aperte, il camion della nettezza urbana, qualche motociclista che si sentiva più gasato con la sua moto.

Girare per il mio quartiere è stato come passeggiare per le vie di una città che sembrava non essere più la mia città.

I visi che incontravo non erano visi di italiani ma visi di persone provenienti da ogni luogo del mondo che hanno trovato spazio nelle nostre case, in cerca di una fortuna più o meno realistica.

I dialoghi che ascoltavo erano in una lingua diversa, i negozi che rimanevano aperti erano solo negozi che a volte ti chiedi cosa ci stiano a fare e cosa venderanno mai.

Eppure in questo silenzio e in questo sradicamento dalle normali scene di vita quotidiana ho provato il piacere della calma, della tranquillità.

Non ho sentito disagio ma anzi lo sforzo di cercare il bar. l'edicola, il negozio aperto, mi hanno fatto scoprire posti e persone nuove, portandomi fuori dai normali percorsi di ogni giorno.

Il totale silenzio mi ha permesso di poter ancor di più raggiungere quello stato di rilassatezza, di tranquillità interiore, che è il miglior terreno per poter pensare meglio a se stessi, per poter ricordare, per poter generare un'idea nuova, perdendo la cognizione del tempo, non avendo la necessità di correre.

Le giornate di vacanza stanno terminando e da domani tutti, più o meno, torneremo alle nostre normali abitudini...