venerdì 10 marzo 2017

Il bambino che legge un libro sulla metro




Il mezzo pubblico era un sacrificio, ed è rimasto un sacrificio, ma una volta, oltre a trasportare le persone, le faceva anche conoscere e socializzare.
Erano gli anni in cui ti organizzavi per trascorrere il tempo a bordo di un bus, di un tram. 
Il normale corredo da viaggio era composto di un libro, di un walkman per ascoltare la musica con l'auricolare, il quotidiano della mattina, comprato dall'edicolante di fiducia che ti aspettava con il sorriso sulle labbra, e magari ti diceva anche, in tipico spirito romano "Buongiorno Dottò!"
Se eri fortunato ti sedevi e ti dedicavi alle attività di lettura o di ascolto musicale, oppure cercavi di farlo, tenendoti in equilibrio.
Mentre sfogliavi il giornale, spesso il vicino sbirciava gratis la lettura e allora ci si provava anche gusto a cambiare pagina....
La frequentazione del mezzo pubblico era molto diversa da quella di oggi, dove alcune linee, principalmente quelle provenienti dalle periferie, sono, ora, un coacervo di popolazioni che sembra di essere al Palazzo delle Nazioni Unite...
Durante il tragitto, se non si era distratti da letture ed ascolto musicale, si aveva il tempo per dare uno sguardo intorno e spesso ci si accorgeva di un volto che attirava di più l'attenzione, un volto che a forza di vederlo, ogni mattina, alla stessa ora, diventava un viso familiare, al punto che si aveva il desiderio di saperne di più, e da quel desiderio non era difficile far nascere un invito, un incontro...fuori del bus.
Oggi, e mi ci metto in mezzo anche io, è veramente desolante vedere tutte le persone, o comunque la quasi totalità delle persone, più o meno giovani, isolate nel proprio mondo, stare lì a scrivere, a condividere, a scorrere immagini. ad "autoscattarsi",così assorti che non ci si rende conto di essere arrivati alla fermata, e anzi ci irrita pure il dover scendere ed interrompere quello che stavamo facendo sul telefonino.
Siamo così isolati ed assorti che se devi scendere rischi di rimanere sul bus perché il tizio o la tizia ostacolano l'uscita ma non sentono,  anche quando con cortesia chiedi "scusi scende alla prossima?" Se continua a non risponderti hai due soluzioni: o gli bussi sulle spalle, oppure fai un'azione di sfondamento, stile football americano.
E che dire del talk show quotidiano in cui si ascolta di tutto; storie di corna, di debiti, di persone in fin di vita, di attriti familiari, persone che litigano al telefono senza rendersi conto che tutti sono lì vicino ad ascoltare ogni minima parola
Sedili che specialmente la mattina sono invasi di giornalini che "dovrebbero" sostituire le vere testate giornalistiche ed invece dopo una fugace lettura vengono abbandonati al loro destino, in attesa di un passeggero che gli degni ancora di attenzione.

Perché tutta questa riflessione ma, soprattutto cosa c'entra un bambino che legge il libro sulla metro?

Oggi pomeriggio ero in metro e mi sono ritrovato a guardarmi intorno, a vedere chi ci fosse vicino a me.
L'attenzione è stata subito colta da un bambino, forse 9 o 10 anni , assorto nella lettura di un libro: sguardo riflessivo, le dita della mano che accompagnavano la lettura.
Lì per lì sono rimasto incredulo e stupito (era da tempo che non vedevo un bambino sulla metro leggere un libro) ma guardando attentamente ho visto di fianco al bimbo, sua madre assorta essa stessa nella lettura.
Sull'altro lato c'era invece una vecchina, forse avrà avuto almeno una novantina d'anni con il viso segnato dall'età, fiera delle sue rughe, i capelli raccolti, uno sguardo pieno di tenerezza senile.
La donnina era come accovacciata vicino alla figlia, quasi a chiederle protezione.

Sono stati cinque minuti in cui osservando questo "quadretto" ho rivisto il ciclo della mia vita: io bambino che divoravo i libri che una mamma, pur con tutte le difficoltà del momento, non mi faceva mancare e poi ho rivisto nel viso di quella donnina, il volto di una mamma che probabilmente oggi avrebbe avuto anche lei un viso solcato dalle rughe, i capelli raccolti e si sarebbe appoggiata al figlio non più bambino.