giovedì 15 marzo 2012

UN PADRE, UN FIGLIO, L'ADDIO


Sin da bambino, sono stato un divoratore di libri, passione che mi ha sempre accompagnato nel corso della vita, contribuendo a sviluppare, in parallelo, l'amore per la scrittura, da cui è derivato anche il desiderio di tenere un blog, una sorta di diario personale che non resta in un cassetto, ma viene da me condiviso. con chi abbia desiderio di leggermi.

Nella scelta di un libro mi sono quasi sempre affidato all'istinto, alla curiosità, che è una delle caratteristiche predominanti della mia personalità.

Mi piace entrare in una libreria, percorrerla nelle varie sezioni, osservare l'esposizione dei libri sugli scaffali, finché una o più copertine attraggono la mia curiosità.

Prendo quei due/tre libri che ho scelto, me li guardo, leggo la quarta di copertina e inizio già ad immedesimarmi nella storia, cercando, anche, di capire se la stessa storia possa avere dei punti in comune con la mia esperienza di vita.

Sabato scorso ero entrato in una di queste librerie per cercare un testo di crescita personale, uno degli interessi che sto seguendo da alcuni anni, e, mentre, ero lì a cercare quel testo, gli occhi si sono poggiati su questo libro "Neanche con un morso all'orecchio", scritto da Flavio Insinna, sicuramente a tutti noto per le sue qualità di attore, di showman, di conduttore televisivo, ma meno noto come scrittore. 

La copertina con la sedia vuota ed un semaforo,il titolo enigmatico e la foto di Flavio pensieroso, mi avevano fatto ritenere, in un primo momento, che fosse  uno di quei libri che spesso vengono scritti da questi personaggi televisivi, ed altro non sono che delle storie di poco spessore.

Vado in quarta di copertina e leggo "come se fossi in un negozio mi sono detto: chiuso per lutto. Lo spettacolo si può anche fermare. A volte pure il giullare non c'ha voglia"

Ho cominciato, quindi, a pensare che questo libro potesse avere uno spessore più profondo.

"la morte del padre è l'evento che cambia il corso di un'esistenza. Quello che fa diventare grandi, fa decifrare il senso di una vita intera......rivolgendosi al padre in un corpo a corpo serrato.....esplora il mondo in ombra dei sentimenti e del dolore, dei conflitti e dell'amore....Un originale memoir sulla lunga adolescenza di un eterno Peter Pan (che a 45 anni vive ancora in casa con mamma e papà) costretto a diventare di botto responsabile, con il conflitto tra il desiderio di entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel che costi..."

Questa una sintesi della presentazione del libro.

Una storia che appena ho iniziato a leggerla mi ha messo i brividi addosso perché le prime pagine, in cui Flavio descrive la mattina in cui il padre si è sentito male, hanno chiamato l'ambulanza e sono corsi al Pronto Soccorso, ha riflettuto totalmente la medesima scena che ho vissuto anche io una mattina di quasi 6 anni fa, solo che al posto di un padre c'era una madre,e come Flavio, io che ho perduto mio padre quando avevo appena 21 anni e lui 58, ho vissuto con mia madre fino ai miei 45 anni.

Ed anche per me di botto sono dovuto diventare responsabile di tutto e decidere se nella mia vita volevo andare definitivamente giù o iniziare un percorso di rinascita, un percorso che ho poi fatto e di cui sono estremamente fiero.

Sto ancora leggendo questo libro e ci sono tanti episodi che vorrei condividere con voi, ma vi invito a comprarvelo, a rinunciare ad una pizza e spendere 16 euro per un testo che vi può, per qualche sera, distrarvi dalle cazzate che spesso ci propina la televisione.

Uno dei capitoli che mi hanno più commosso e nello stesso tempo mi hanno fatto riflettere è quello chiamato "Un Amore" in cui Flavio osserva la madre al capezzale del padre, ormai intubato, ormai in quello stato tra gli ultimi sussulti di vita e la morte che sta arrivando, e paragona la madre ad "una tigre che veglia il suo leone", ricordando il grande Amore che questa donna ha avuto per il suo uomo.





Mi ha commosso perché mi ha fatto ripensare alla stessa forma di Amore che mia madre ha avuto per il suo uomo, un amore immenso che ha superato tutte le difficoltà, le ristrettezze economiche, le incazzature.

Una donna che pur avendo perso il marito giovane ha continuato a rispettarlo e sicuramente l'ultimo pensiero che avrà avuto è stato per lui, sapendo che andava a ricongiungersi con il suo uomo.

Questa è la forma d'amore che, soprattutto le persone della mia generazione, hanno visto nei propri genitori, una forma d'amore che, comunque,  ha dato tanto anche a noi figli e se oggi noi siamo arrivati all'età di mezzo e non abbiamo avuto bisogno di drogarci, di farci del male o ancor peggio di far del male, se ancora oggi siamo capaci e desiderosi di innamorarci, lo dobbiamo a queste persone che sono stati i nostri genitori.

E come dice Flavio vadano a quel paese tutti coloro che dicono "erano altri tempi" perché anche io come lui rimpiango quei tempi in cui ogni parola aveva il suo giusto significato, e non oggi, in cui non ci si sta capendo più niente.

Santo



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