giovedì 4 aprile 2013

NON HO DETTO GIOIA MA NOIA MALEDETTA NOIA



Martedì  scorso, forse per uno strano gioco del destino, due piazze , spesso antagoniste tra di loro, hanno salutato due esponenti della musica italiana, che seppur per stile di vita e per stile musicale, molto differenti  tra loro, ci hanno regalato pezzi di musica e parole che sono entrate nelle nostre vite, ci hanno accompagnato e continueranno ad accompagnarci, perché sono indimenticabili.

Senza nulla togliere assolutamente al grande Jannacci, per motivi, ovviamente comprensibili, mi sento più vicino a Franco Califano, da tutti conosciuto come “Il Califfo”, se non altro per la romanità del personaggio.
E così sono andato a rovistare nei miei CD, comprati nel passato, e ho ritrovato una raccolta delle migliori canzoni scritte da Califano “Stasera canto io” e nel riascoltarlo mi è venuto in mente quando, tanti anni fa, andai al suo concerto al Teatro Parioli , ci comunicarono che il Sig. Califano aveva avuto un incidente stradale e quindi non poteva tenere lo spettacolo e ci venne rimborsato il biglietto.
A quei  tempi non esisteva Facebook, non c’erano i telefonini e così solo la mattina successiva ascoltai alla radio il vero motivo, e cioè che era stato arrestato per spaccio di cocaina, accusa dalla quale fu poi totalmente scagionato ma a quei tempi altri personaggi dello spettacolo ebbero grane con la giustizia: ricordo Walter Chiari, Lelio Luttazzi, Enzo Tortora, grandi personaggi buttati in pasto alla opinione pubblica senza che ci fossero le prove delle infamanti accuse.
Ovviamente non mancai al primo concerto, che tenne, questa volta al Teatro Olimpico, alla fine di quella odissea e ricordo ancora l’atmosfera di quella serata e il momento in cui andai nel camerino per farmi fare l’autografo.
Ci accolse con un sorriso e con quella sua aria da grande playboy ma non esitò un attimo a donarmi la sua foto e una sua dedica, ricordo che conservo ancora tra le mie carte.
Al di là di tutto quello che è stato detto, giustamente o ingiustamente su Franco Califano, al di là delle “macchiette” sul suo conto, al di là delle idealizzazioni fatte sulla sua vita, sulle sue migliaia di conquiste, sui suoi presunti rapporti con la mala, sulle serate nei night, quello che appartiene al Califfo e che ci ha lasciato, sono le parole, le sensazioni contenute nei suoi testi e sono parole che dietro l’apparenza dell’uomo invidiato, dell’uomo che tutti vorremmo imitare,  nascondono parole come solitudine, malinconia, rimpianto, nostalgia fino a quel ritornello che tutti sappiamo a memoria “tutto il resto è noia, no non ho detto gioia ma noia, noia, maledetta noia”.
Un CD che parte con lo straordinario monologo recitato “Er tifoso” dove traspare tutta l’adrenalina che può provare un vero tifoso prima di una partita importante e poi prosegue con una fullimmersion nel mondo poetico  di Califano ed è tutto un susseguirsi di ricordi, di emozioni che si rivivono, rivengono in mente volti di persone che hanno in qualche modo rivoluzionato la tua vita, ti hanno fatto innamorare, ti hanno tolto il sonno e passi da “Un’estate fa” con l’autostrada della vacanza che segnerà la tua lontananza, ad “Appunti sull’animacon la notte che fa paura, la notte senza una stella accesa, notte di rabbia e dolore, notte d’amore in fretta e furia e poi arriva “Solitudine” e rivivi quella solitudine che è sempre su di te e non ti abbandona mai ed è la stessa solitudine di “L’ultimo amico va via” perché domani se va a sposà e se ggioca la libertà
Gli amici se ne vanno, ecco “La musica è finita” altro straordinario testo.
Minuetto” cantata splendidamente da Mia Martini, una delle più grandi interpreti della musica italiana, che ha sacrificato la sua vita, la sua grandezza alla ipocrisia della gente.
E poi è tutto un susseguirsi di testi, di musiche e non saprei dirvi quale possa essere la più bella,  ognuna  ti regala una forte emozione.

Tra le tante canzoni e i tanti monologhi mi ero dimenticato che ce ne fosse uno che oggi, alla luce della scomparsa del grande Maestro, assume uno spessore particolare ed è il monologo che chiude questa raccolta di ben 30 testi e che si intitola “Moriremo insieme” :

"Quanno io sarò vecchio e leggerò le tue lettere d'amore accanto ar foco, rivedrò con la mente a poco a poco li ggiorni in cui t'amai. Li bbaffi appassiranno sotto er pianto, mentre ricorderò quer tempo lieto e a te ripenserò ner mio segreto...
...se la memoria non sarà annata ar vento, te sembrerà de sentì la voce mia, tra le lame der vento dell'inverno. Me sentirai gridà la notte e er giorno, la nostra vita è stata una pazzia.
Ritorneranno l'attimi sereni, con la mia mente zeppa der mio bene, vecchietta bbella mia, ritorna, vieni, strignete a me che moriremo insieme...

Chissà quale canzone avrà cantato Califano accorgendosi di essere invecchiato, ricordando cosa disse in un’intervista “invecchierò solo 5 minuti prima di morire"?.

Ciao Franco e quando la gioia non sarà gioia ma noia, noia, sicuramente le tue canzoni ci aiuteranno a provare meno noia.

(Santo)

giovedì 28 marzo 2013

KUNDALINI YOGA



E' mattina, mi sono svegliato da poco., mi sto preparando per andare incontro ad una nuova giornata .
Abitualmente scrivo di sera, eppure questa mattina ho sentito il desiderio di aprire il computer e mettere le mie dita su questa tastiera, quasi a voler proseguire e a lasciare dentro di me la sensazione di calma interiore, di benessere che mi porto dentro, specialmente il giovedì mattino.
E perché proprio il giovedì?
Dal mese di novembre sto frequentando un incontro settimanale che si tiene il mercoledì sera presso il Centro Erba Sacra di Roma, praticando la disciplina dello Yoga Kundalini con l'insegnante Patrizia Deva Marapodi.

Disciplina, insegnante, parole che farebbero pensare ai tempi di scuola quando non si andava in aula sempre così entusiasti e si aveva spesso un rifiuto di tutto ciò che sapeva di imposto.
Qui non vi è nulla di tutto questo ed anzi quando si avvicina il momento di andare, aumenta il desiderio di essere lì, superando le resistenze del dirsi "stasera fa freddo, piove ma chi me lo fa fare?", oppure di saltare l'incontro perché magari in televisione danno la partita di calcio della squadra del cuore.

Mi sono avvicinato allo Yoga e alla Meditazione, quasi occasionalmente ma nulla vi è di occasionale nella vita ed ogni cosa, anche la più insignificante non avviene per caso, anche se nel momento in cui avviene sembrerebbe un caso ed il più delle volte è, invece, un'opportunità di crescita e di miglioramento. 
Di questo primo approccio ne parlai già in un mio precedente articolo: MEDITAZIONE


Da quell'aprile 2010 ha cominciato a crescere in me il desiderio di confrontarmi con un approccio più diretto alla spiritualità orientale ed in questo sono stato stimolato dall'esperienza di un mio carissimo amico che già pratica da tempo e che è riuscito, attraverso lo yoga e la meditazione, a superare un periodo estremamente difficile e complicato della sua vita.
Fino allora avevo partecipato a seminari di crescita personale con un approccio completamente differente, basato su altre leve, nello stile Firewalking,  avevo letto tanti libri di crescita, di PNL, di miglioramento personale, ma pur avendo ricevuto una forte spinta, sentivo che il percorso non era completo in quanto stavo focalizzando l'attenzione su situazioni esterne a me stesso: obiettivi, risultati, scalette di programmi, tempistiche, tutta una serie di strategie che però mi stavano dando anche un senso di frustrazione nel notare che, nonostante mi dessi da fare, nonostante leggessi tutte quelle belle parole, ci sono delle situazioni sulle quali noi non abbiamo possibilità di intervenire, e nel proiettare la nostra attenzione sull'esterno, rischiamo di perdere il contatto con il bene più prezioso che abbiamo, ossia noi stessi, la nostra anima, il nostro scopo.


E così, dopo una serie di prove fatte in alcuni centri, ho preso la decisione di iscrivermi a novembre 2012 presso il Centro dove sto praticando attualmente.

All'inizio non sapevo neanche che esistessero diverse forme di Yoga, avevo solo una sommaria informazione e mi incuriosiva molto il termine Kundalini, tecnica introdotta dall'India in Occidente da Yogi Bhajan, maestro spirituale originario di un villaggio dell'attuale Pakistan, nato nel 1929 e deceduto nel 2004.

La nostra insegnante ha vissuto per anni in quella terra che, personalmente, non ho avuto mai modo di visitare ma ritengo sia una esperienza che lasci il segno nella vita, e ha seguito gli insegnamenti di Yogi Bhajan, ed oggi li trasmette a chi segue le sue lezioni, o ancor meglio i suoi incontri, perché di incontro si tratta.
E' difficilissimo e non voglio avere alcuna pretesa di dare io degli insegnamenti su questa materia e poi non è una di quelle esperienze che si possono tradurre in parole o riportando una fredda analisi, un resoconto.
E' un'esperienza che ognuno di noi, se lo desidera, la deve vivere in prima persona perché ognuno di noi, entrando dentro di sé, può scoprire mondi conosciuti ma anche stanze segrete, trovare tante belle cose ma anche ricordi spiacevoli, incontrare volti dimenticati, rivivere sensazioni di quando si era bambini se non addirittura di quando si era nel grembo materno.


E' un confrontarsi con i nostri limiti, con le nostre paure, con i nostri desideri, si assumono posizioni dicendo a sé stessi "non ci riuscirò mai" e poi , quasi per miracolo, ti trovi a piegarti in un modo che mai avresti pensato di fare. 

Prendi coscienza del corpo esteriore e di tutto quello che il corpo contiene e soprattutto aumenti la conoscenza del tuo respiro, quel respiro che ti fa vivere, e cominci ad avere un rapporto diverso con il tuo respiro e di conseguenza con la vita che è respiro.

(Santo)

giovedì 7 marzo 2013

8 MARZO







8 Marzo Festa della Donna.

Mi sono chiesto cosa potessi scrivere nel giorno che è dedicato all'universo femminile senza rischiare di cadere nel banale o nella lista di frasi dette e ridette,  l'ultima cosa che le donne vogliono sentirsi ripetere

Se un blog ha per tema un'impresa così ardua quale è quella di fare un viaggio nel miglioramento di sé stessi, se è un modo per riflettere sulla vita e su quello che la vita ci può offrire, non si può escludere da questo viaggio la bellezza della donna.

Cosa sarebbe di noi senza di voi, senza quella vostra grande ed immensa dolcezza e sensibilità, quel modo di riuscire ad esserci vicini, arrivando anche a sopportare angherie, soprusi ed ingiustizie, ma la vostra innata capacità di amore non ha eguali nell'animo maschile.

Come si può pensare di migliorare noi stessi se non si ha l'umiltà di comprendere che non ci sarà mai completezza in un percorso senza di voi, come si può ancora, oggi, pensare che esista il potere dell'uomo sulla donna e arrivare a fare gesti folli e disumani, per non essere riusciti a svincolarsi da questi atavici pregiudizi?

La donna è prima di tutto quell'essere straordinario che ti ha messo al mondo, quella persona che ti ha accudito, ti ha coccolato, ti ha asciugato le lacrime, ti ha aiutato a diventare uomo, ti ha accompagnato per un lungo percorso della vita, quella persona insostituibile che ti sarà sempre vicino e spesso ci si accorge di lei solo quando è tardi.

La donna è quell'essere magico che è entrata nella tua vita, ha sconvolto le tue giornate, ha rivoluzionato i tuoi pensieri, ti ha fatto conoscere l'ebbrezza dell'amare e dell'essere amati, ti ha deliziato con il piacere, vissuto in una estasi di reciprocità.

La donna è l'amica che ti è sempre vicina, che ha sempre la parola giusta al momento giusto, che gioisce con te e piange con te, la compagna di serate goliardiche.

La donna è quella che desideri, per cui non riesci a dormire la notte, la insegui nei tuoi sogni, quella a cui vorresti dire chissà quante cose e poi non sei capace neanche di pronunciarle un semplice ciao.

Donne forti, donne intelligenti, donne battagliere, donne da ammirare, donne che non hanno paura di invecchiare e accettano l'età con  saggezza, donne che non hanno bisogno di ricorrere al bisturi perché sono belle dentro.

Donne deboli, indifese, maltrattate da uomini che non meritano di essere definiti uomini, donne che hanno dato la vita per aver incontrato lungo la loro strada un principe azzurro che si è trasformato in orco cattivo.

Un pensiero speciale a tutte voi, straordinarie e insostituibili....





lunedì 18 febbraio 2013

SBAGLIANDO L'ORDINE DELLE COSE




"Sbagliando l'ordine delle cose perché la bellezza e' un involucro, il talento un risultato, ottenuto con la fatica, la paura, il coraggio di accettare ogni sfida. A teatro, al cinema, in tv. Nella vita. Con intensità fisica e poesia. Perché poi, Sbagliando l'ordine delle cose, ogni figlio diventa un padre."



Queste sono le parole che mi hanno incuriosito nei giorni precedenti il Natale, quando ero in libreria a curiosare sulle novità editoriali e la mia attenzione fu catturata dalla copertina di un libro con la foto di Alessandro Gasmann, una curiosità che ho fatto mia quando un mio carissimo amico mi ha chiesto quale regalo avessi voluto per l'occasione ed io gli dissi che mi avrebbe fatto piacere leggere questo romanzo, che poi in effetti è una raccolta di racconti di vita vissuta.



E' un libro che ho fatto mio per una serie di motivi: il collegamento a quel grande artista che fu il papà di Alessandro, l'immenso Vittorio di cui lessi anche un libro molto forte "Memorie del sottoscala" in cui lui parlava della sua depressione, la curiosità di entrare nella psicologia di un uomo famoso ed invidiato quale può essere un personaggio pubblico come Alessandro, il fatto che il libro mi fosse stato regalato da un amico, ma, soprattutto, la spinta principale è stato il confrontare la mia esperienza di uomo comune che ha perduto un padre troppo presto nella vita (avevo solo 21 anni e lui 58) con l'esperienza di un uomo famoso, così come mi sono confrontato in altre occasioni con altri personaggi che raccontavano di queste forme di esperienza, non ultimo Flavio Insinna ("Un Padre, un Figlio, l'Addio") e Massimo Gramellini ("Fa bei sogni")

Personalmente non ho avuto l'esperienza di essere anche io a mia volta un padre, per effetto di scelte fatte o non fatte al momento giusto e quindi in un certo senso sono orfano due volte della figura paterna.


La vita non mi ha dato molto tempo per potermi concedere il lusso di poter aver accanto a me un padre, di vederlo invecchiare, di potermi confidare con lui, di renderlo testimone dei miei successi e dei miei insuccessi ma il fatto di averlo perduto così presto non ha significato cancellare la sua presenza ed anzi mi rendo conto che più si cresce, più si va avanti con gli anni e più sento il desiderio di voler colmare questa lunga assenza, e anche scrivere queste parole, al di là che vengano o meno lette da qualcuno, sono il mio personale modo di rendere omaggio ad una figura che non ha avuto lo spessore di un padre famoso quale può essere un Vittorio Gasmanm ma ogni padre deve essere il padre più famoso per suo figlio.

sabato 9 febbraio 2013

FAI BEI SOGNI





Fai bei sogni...

Fai bei sogni...Il romanzo di una vita alla ricerca della felicità.

In copertina un bambino tiene il filo di un palloncino colorato e guarda in alto.

Quante volte da piccoli ci siamo sentiti felici perché qualcuno ci comprava uno di questi palloncini e quando un improvviso colpo di vento lo faceva andare via, continuavamo a seguirne il volo nel cielo, finché quel palloncino si perdeva nell'infinito...e a volte una lacrima scorreva sul nostro viso.

Fai bei sogni...ci sono libri che ti toccano nel profondo ed il libro di Massimo Gramellini è uno di questi, e lo conferma anche il successo di pubblico che ha ottenuto.

La storia di un segreto celato in una busta per quarant'anni, la storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma ed il mostro più insidioso: il timore di vivere.

Non dirò quale è il segreto in quanto non mi sembra rispettoso verso chi non avesse letto questo romanzo e lo desiderasse leggere.

"Fai bei sogni" mi ha fatto riflettere su come sarebbe stata la mia vita se anche io avessi perduto la mamma all'età di nove anni e di riflesso ho pensato a quanto devo essere, invece, grato alla vita, per aver avuto la possibilità di avere vicino a me questa figura per tanti anni e quando dico vicino lo dico in tutti i sensi in quanto ho convissuto con lei finché, in età molto matura, l'ho dovuta salutare, accettando però questo evento con una grande profondità d'animo.

Probabilmente per effetto di quella legge di compensazione alla quale spesso la vita ci sottopone, l'aver potuto vivere con mia madre per lungo tempo, mi ha ricompensato del fatto che, invece, avessi perso mio padre in un'età estremamente prematura per lui e per me.

Fai bei sogni...mi ha riportato molto indietro nel tempo a quell'età innocente in cui ci si addormentava ascoltando una favola, una filastrocca, una ninna nanna e si andava incontro al buio della notte con dolcezza, a differenza di quando poi si cresce e a volte si teme la notte...

Il timore di vivere: io non so cosa possa significare temere la vita, della vita non ho paura e cerco di dare il meglio di me stesso per dare un significato al fatto che, comunque, ci sono.

Un coraggio che mi è stato trasmesso da due genitori che nonostante le difficoltà che hanno vissuto, hanno amato la vita, seppur nell'estrema semplicità ed umiltà, e di questo coraggio ne sono fiero.

Fai bei sogni..."Preferiamo ignorarla la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché, altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi." (Massimo Gramellini)

E cosa è più importante? ignorare la verità o essere completamente vivi? dove sta la felicità o quantomeno la serenità?







lunedì 28 gennaio 2013

OSSERVARE LA PROPRIA MENTE


Osservare la propria mente è come quando  imbocchi un'autostrada e ti ritrovi in un grande ingorgo: sei lì intrappolato e non riesci più a venirne fuori.

Il tempo passa, l'ansia cresce e sembra che non vi sia più una via di fuga.





E così la tua mente: pensieri che si rincorrono, ricordi del passato s'intrecciano con le ombre del futuro.

Visi, immagini, persone, scorrono come in un film ad alta velocità.

Da un ricordo di felicità vieni catapultato in un attimo di tristezza.

Vorresti fermare il flusso, più cerchi di farlo e più i pensieri aumentano.

Provi ad addormentarti ma l'unica cosa che ti riesce facile è rigirarti e rigirarti nel letto, sperando che prima o poi il sonno possa mettere fine a quel turbinio, a quel mulinello.

Eppure dentro di te c'è la pace, tu sai che esiste, la desideri, la cerchi, la vuoi con tutte le tue forze.

Provi pian piano a fermarti, a rallentare la tua corsa. Cominci a percepire il tuo respiro, dapprima affannato e poi sempre un pochino più calmo, inizi ad avvertire che qualcosa sta, impercettibilmente, modificando la tua percezione, i pensieri si diradano, è come se ti si aprisse un piccolo varco di luce nell'oscurità e, man mano che entri in questo buio, la luce diventa sempre più forte, ti senti avvolto, ti senti come se qualcosa ti stesse proteggendo.

Ascolti il respiro come non lo avevi mai ascoltato finora, persino il battito del cuore ti sorprende perché era come se avessi dimenticato di aver un cuore che palpita.

Sei lì fermo, immobile, il tempo passa ma tu non avverti la frenesia, ti immergi in quell'oasi di pace, di calma, di tranquillità e cominci ad avvertire che qualcosa sta cambiando dentro di te, cominci a capire che in quell'attimo e solo in quell'attimo c'è il momento da vivere.

Se riuscirai a vivere ogni momento, ogni attimo come se fosse l'unico attimo che ti è rimasto da vivere, ogni attimo potrebbe essere un attimo straordinario e la somma di tanti di questi attimi non può non rendere la tua vita, una vita da vivere.


«Adesso anche con la mente mi siederò in disparte, osservandola in tutti i suoi problemi, la sporcizia, le foglie morte, le ferite, i traumi, i ricordi, i desideri. Imperturbato, starò seduto sulla riva, aspettando il momento in cui tutto sarà limpido.»
Accade da sé, perché quando siedi sulla riva della mente, non le dai più energia. Questa è la meditazione autentica. La meditazione è l'arte della trascendenza.

Tratto da: The Dhammapada: The Way of the Buddha, vol. 10, cap. 4.


(Santo)


martedì 1 gennaio 2013

LETTERA PER IL 2013





Nel primo giorno del 2013 provo a scrivere una lettera a quella persona che in ogni istante della vita mi accompagna e cosa potrei scrivergli a quella persona?

Gli potrei dire che l'anno che è da poco iniziato sarà sicuramente un ulteriore anno di difficoltà, di incertezze, che ci saranno tanti eventi imprevedibili e non gestibili ma ce ne saranno anche tanti in cui il saperli affrontare con l'atteggiamento giusto potrà fare la differenza.

Sarà un anno in cui alcuni desideri si potrebbero realizzare ed altri rimarranno ancora depositati nel cassetto dei sogni.

Se questa persona si guarda alle spalle si accorgerà di quanta strada abbia comunque percorso, di quanti piccoli traguardi si è riempito il cammino, e vedrà quanti amici e amiche lo hanno seguito, hanno condiviso i suoi scritti, le sue parole, le sue immagini e tutto questo è un'ulteriore spinta per andare avanti, cercando sempre nuove idee da donare.

Viaggio nel miglioramento: quel viaggio senza fine, senza sosta, perché non c'è mai il momento in cui ci si possa fermare e dire"ho raggiunto quello che volevo raggiungere."

Ogni tappa è un passo ulteriore, ma è sempre un passo, non è mai una fine.

Se mi guardo indietro sono grato a me stesso e alla vita per le opportunità che mi ha concesso di potermi confrontare con me stesso andando sempre di più a comprendere le sfumature che ognuno di noi si porta dentro, a cercare di dare sempre un significato a quello che succede, accettando, anche, quello che succede.

Il viaggio sta continuando e sta andando verso una forma diversa di concepire il futuro: non più la frenesia del dover arrivare a tutti i costi, non più l'aspirazione a dover per forza realizzare obiettivi e sentirsi anche frustrati nel non raggiungere la meta.

Il futuro può essere una proiezione ma non sarà mai una certezza e allora perché perdere di vista l'unica certezza che abbiamo e che è il momento presente, quello in ci siamo e che stiamo vivendo.

Questo è il messaggio che voglio dare a chi segue queste mie conversazioni: concentratevi sul vostro presente e vivetelo con tutto voi stessi.

Buon 2013 da Santo